Lunedì 18 dicembre alle ore 17, nell’Aula magna della Facoltà, viene presentata l’opera Il clero nella Diocesi di Padova attraverso le visite pastorali post-tridentine (1563-1594), di Stefano Dal Santo, presbitero della Diocesi di Padova, docente di Storia della chiesa alla Facoltà teologica e segretario dell’Istituto per la storia ecclesiastica padovana. Uno studio in due volumi, per un totale di 1150 pagine, che affronta per la prima volta con metodo critico la realtà del clero padovano nei tre decenni successivi al Concilio di Trento, quelli in cui s’iniziò l’applicazione dei suoi decreti di riforma. La ricerca, durata oltre dieci anni, ha restituito un quadro vivissimo, articolato, problematico, di una realtà sociale ed ecclesiale in pieno divenire, colta in una stagione fondamentale della sua storia.
Alla presentazione porteranno un saluto il vescovo di Padova mons. Claudio Cipolla, vice gran cancelliere della Facoltà, e il preside della Facoltà mons. Roberto Tommasi. Intervengono Luigi Mezzadri (Pontificia Università Gregoriana – Roma) e Liliana Billanovich (Università degli Studi di Padova); modera Luciano Bertazzo (Facoltà Teologica del Triveneto).
L’evento è organizzato dalla Facoltà teologica e dall’Istituto per la storia ecclesiastica padovana.
L’opera. Stefano Dal Santo, Il clero nella Diocesi di Padova attraverso le visite pastorali post-tridentine (1563-1594) (Fonti e ricerche di storia ecclesiastica padovana, 39), Istituto per la storia ecclesiastica padovana, Padova 2016, 2 volumi, pp. 1150.
La pubblicazione è frutto del lavoro di ricerca per il dottorato in Storia ecclesiastica, conseguito da Stefano Dal Santo nel 2010 presso la Facoltà di Storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana di Roma. In un decennio di studio, mediante un’accurata analisi delle fonti storiche condotta con metodologia critica, l’autore ha incrociato e messo in dialogo migliaia di documenti, giungendo a descrivere compiutamente la situazione del clero nella Diocesi di Padova nei trent’anni immediatamente successivi al Concilio di Trento, e a dar conto del rinnovamento della vita della chiesa voluto dal Tridentino, cogliendone successi e limiti.
«Il Concilio di Trento (1545-63) è intervenuto non solo per chiarire la dottrina cattolica in risposta alle contestazioni provenienti dalla Riforma protestante, ma anche per riformare la vita della chiesa sul versante pastorale – spiega Stefano Dal Santo –. Il trentennio successivo al Concilio è un periodo fondamentale, nel quale i verbali delle visite pastorali, che riprendono proprio per impulso del Concilio, da un lato descrivono ciò che i visitatori vedono (una realtà ai loro occhi non ancora “riformata”, sul piano della formazione, dell’azione pastorale e della vita morale), ma danno pure conto degli interventi correttivi disposti dall’autorità diocesana: viene utilizzata, cioè, l’arma del “disciplinamento” su una pastorale che conosceva molti abusi, contraddizioni e fatiche».
«Dai resoconti delle visite – afferma Dal Santo – emergono alcuni tratti caratterizzanti la situazione del clero del tempo. Ad esempio, appena dopo il Concilio il 70 per cento dei parroci risultava non residente nelle parrocchie, quindi non impegnato in alcuna forma di servizio pastorale, ed era un fatto diffuso in una società in cui il sacerdozio era scelta di un mestiere piuttosto che di vita; dopo un trentennio di visite, di riforme e di pene rigide e certe (fino alla scomunica) per i sacerdoti “non residenti”, il dato cala al 3,5 per cento. L’istituzione della figura del vicario foraneo (1572), una sorta di “controllore” dei parroci nel territorio, l’apertura dei seminari (a Padova nel 1569) e la presenza di alcune figure importanti di vescovi (fra cui Nicolò Ormaneto, collaboratore di Carlo Borromeo a Milano, e Federico I Corner, che ebbe come vicario visitatore Nicolò Galiero, pure stretto collaboratore di san Carlo) contribuirono a disciplinare la vita morale del clero e cominciarono a plasmare, certo molto lentamente, la figura del sacerdote “pastore d’anime”, presente e operante nella parrocchia, come siamo abituati a considerarlo oggi. Ma le fonti storiche ci segnalano anche la presenza nel clero e nei fedeli di una mentalità diversa rispetto ad oggi, segnata da altre urgenze e osservata da punti di vista spesso lontani dai nostri…».
L’opera ha vinto la 32° edizione del Premio Brunacci 2017.
L’autore. STEFANO DAL SANTO, presbitero della Diocesi di Padova, dopo gli studi classici e teologici ha conseguito il dottorato in Storia ecclesiastica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e ha frequentato la Scuola Vaticana di Biblioteconomia.
Ha insegnato dal 1996 Storia della Chiesa alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – sezione di Padova; dal 2005, anno di nascita della Facoltà teologica del Triveneto, è docente al ciclo istituzionale della sede e, dal 2010, all’Istituto superiore di Scienze religiose di Padova.
Dal 2014 è direttore dell’Archivio storico diocesano e della Biblioteca Capitolare di Padova e segretario dell’Istituto per la storia ecclesiastica padovana. È inoltre membro della Commissione per l’arte sacra e i beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Padova, dell’Associazione italiana dei professori di storia della chiesa, dell’Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani e dell’Associazione archivistica ecclesiastica.
Presta servizio pastorale a Lugo di Vicenza, sua parrocchia d’origine.
fonte: ufficio stampa Facoltà Teologica del Triveneto