Prima porta della carità

Entriamo nella parrocchia di Tencarola

2 distribuzione vestiti

Chiusa la porta “santa” del giubileo straordinario della misericordia, in piazza Duomo il vescovo Claudio ha aperto una nuova porta: quella della carità. Quest’anno giubilare ha visto in diocesi di Padova un fiorire e rafforzarsi di tutta una serie di progetti e iniziative che hanno davvero messo in luce la fantasia creativa delle comunità nello spendersi per gli altri.

In quest’Avvento abbiamo scelto di raccontare sul sito alcune di queste storie ed esperienze. Di andare a bussare e aprire così le porte di sette parrocchie che davvero stanno incarnando il farsi prossimo. Useremo delle chiavi speciali, trafilate con il profumo della vita e lo spirito di servizio.

LA PRIMA PORTA

Entriamo nella parrocchia di Tencarola

È una porta della carità, quella della parrocchia di Tencarola, che sa di legno antico e ha le fattezze di una tradizione che sa rinnovarsi di anno in anno.  Per aprirla servono tre chiavi: l’ascolto, il sostegno e il pensiero.

chiaveLa chiave dell’“ascolto”: dare risposte concrete e rispondere ai bisogni di relazione

«Sono 10 i volontari della nostra comunità che prestano servizio nel centro di ascolto vicariale delle povertà e delle ricchezze della Caritas – racconta il parroco, don Raffaele Gobbi –  Il centro, aperto il giovedì pomeriggio, si caratterizza non soltanto come luogo dove si danno risposte concrete a concreti bisogni, ma come luogo di relazione e accompagnamento delle persone». Il ricavato del mercatino dell’usato durante la sagra parrocchiale di settembre è interamente devoluto a questo progetto: 3 mila gli euro raccolti nel 2016.

«È davvero prevalente il dialogo e l’attenzione nel seguire le persone. Notiamo come sia in crescita esponenziale l’aspetto della povertà relazionale. Famiglie e singoli si trovano sempre più isolate rispetto al tessuto sociale. E questo preoccupa e non poco. Facciamo fatica a trovare delle cause nette e ben definite: tocchiamo però con mano come siano sbiadite, se non perse, le relazioni di prossimità, da quelle con i parenti al vicino di casa. A questo si aggiunge un’evoluzione culturale in cui ci si fa sempre di più “i fatti propri” e si respira l’anonimato. I ritmi di vita vertiginosi e pressanti di figli e nipoti, inoltre, fan sì che le persone anziane restino sole».

In queste solitudini si innesca tutta la cura spirituale dei ministri straordinari dell’eucaristia. «Seguono quotidianamente un gruppo di anziani. E all’accompagnamento spirituale si affianca quello umano e relazionale, dove la mezz’ora di chiacchiere e l’aiuto su piccoli bisogni quotidiani non manca».

Il martedì e mercoledì mattina, come pure il sabato pomeriggio negli spazi del patronato è attivo ogni settimana il servizio di distribuzione vestiti usati (in particolare scarpe e giochi per bambini) e il giovedì mattina il servizio di distruzione dei pacchi alimentari. «Chiediamo a quanti vogliono contribuire di donare direttamente cibo, non soldi, che raccogliamo proprio nello stile della condivisione e del servizio».

L’ascolto si attua anche con i profughi. «Nel nostro territorio ne vivono una 20na, seguiti dal gruppo Polis e Casa Percorso Vita di don Luca Favarin. Abbiamo sempre cercato di creare occasioni di integrazione e di creare relazioni: da due anni, con continuità, vengono coinvolti in alcuni servizi della comunità, come nella sagra, e nel tempo di Quaresima e Pasqua, a due a due, sono ospiti la domenica a pranzo delle coppie delle gruppo famiglie».

 

chiaveLa chiave del  “sostegno”: a distanza e di vicinanza

Attiva da 20 anni in parrocchia la realtà del sostegno a distanza di progetti e bambini singoli: ogni anno si raccolgono 50 mila euro.  «È un impegno forte che va riconosciuto – sottolinea don Gobbi –  Accanto a questo sforzo economico, viaggia parallelo il tentativo di formare e sensibilizzare i donatori perché non  sia solo un regalo di denaro: promuoviamo quindi incontri con i soci e missionari che rientrano, proprio per uscire dalla logica del semplice dare ed entrare in quella del capire».

Accanto al sostegno a distanza da qualche anno ha preso vita anche il sostegno di vicinanza con cui si garantiscono tre rette mensili all’anno per bambini che frequentano la scuola dell’infanzia  gestita dall’istituto Clair. Collegato a quest’attenzione, anche il progetto di vicinanza a fronte del disagio abitativo con progetti mirati, specifici e triennali, che consistono nel contributo di circa 200 euro mensili per sostenere spese di affitto e utenze a famiglie in difficoltà. «I volontari si fanno carico anche di andare a trovare, nella discrezione assoluta, la famiglia che seguiamo. Questa realtà del sostegno in tutte le sue sfaccettature è davvero consolidata, fa onore alla parrocchia e al tempo stesso crea mentalità!».

 

chiaveLa chiave del “pensiero”: uno stile di carità

Il giubileo straordinario della misericordia è stato uno sprone in più per la comunità di Tencarola.

«Il tema specifico delle opere di misericordia e la concretezza del papa in questo  – afferma il parroco – ci ha molto provocato, anche come vicariato: tutti i sabati di quaresima ci siamo incontrati per celebrare insieme le lodi mattutine  spronati da riflessioni guidate dai padri cappuccini. Abbiamo cercato di attualizzare, riportandoci alle radici della nostra fede per uscire dalla logica dell’erogare servizi che spesso affrontiamo con poca lucidità spirituale».

Prende corpo quindi il pensiero su cosa significhi vivere la carità «Vedendo la generosità della mia gente, è spostare l’attenzione dal fatto che abbiamo buon cuore e dal dire che nel povero troviamo Gesù, allo sperimentare e riconoscere che è l’amore di Cristo che passa attraverso di noi. Da parroco, mi piace stimolare in questo senso, al fatto di lasciarsi provocare, facendo spazio a Gesù che ama attraverso ciascuno di noi. Gesù non lo trovo solo negli altri, agisce in me e attraverso me!».

Claudia Belleffi