Nella solennità dell’Immacolata Concezione a Padova – 8 dicembre – tradizionale appuntamento con “la Madonna dei Noli”, una festa dalle origini antiche, in piazza Garibaldi, che un tempo si chiamava “Piazza della Paglia o dei Noli”, in quanto vi stazionavano le carrozze dei vetturini o “nolesini”, così chiamati perché svolgevano un servizio a nolo.
Dall’8 dicembre 1954, quando il Comune di Padova riposizionò al centro di questa piazza, sulla colonna romana, l’antica statua della Madonna dei Noli (protettrice di tutti coloro che svolgono un servizio per la comunità), ogni anno la città celebra questa cerimonia in suo onore.
La cerimonia, accompagnata quest’anno dai canti eseguiti dal Coro della parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria di Padova, ha visto l’intervento e il saluto alla città del commissario prefettizio Michele Penta e l’intervento del vescovo Claudio, che guardando a Maria, ha sottolineato il senso del “benedire” come “dire il bene”, ma anche lo stile che Maria consegna alla storia:
«un modo di raccontare e di parlare della storia e degli avvenimenti: parole misurate; parole di benedizione; parole grate e riconoscenti; parole veritiere; parole rispettose mai esagerate e violente».
«La costruzione di una comunità pacificata parte anche da qui – ha sottolineato il vescovo Claudio – dall’uso che facciamo delle parole!»
«Da come raccontiamo ciò che accade; da come esprimiamo la nostra diversità di idee politiche; dal credito che diamo alle parole degli altri; dai metodi che usiamo per convincere l’altro delle nostre ragioni; da come cerchiamo il consenso; da quanto le nostre parole sono capaci di esaltare sempre la dignità di ogni persona, e di non offendere, non umiliare, non generalizzare, non giudicare, non discriminare».
«La benedizione e la protezione di Maria sul nostro lavoro e sul nostro impegno civile – ha proseguito il vescovo – è il contesto per chiedere a Maria di ispirare anche lo stile delle nostre parole, di quelle private e di quelle pubbliche, di quelle dei discorsi tra amici e di quelle dei discorsi politici, di quelle che vogliono convincere e di quelle che vogliono discernere; di quelle che vogliono raccontare il bene fatto e di quelle che vogliono denunciare i mali che ostacolano il bene comune. Ne diremo tante di parole pubbliche e private sulla nostra città nei mesi che verranno… Che nessuno possa mai sentirsi offeso, o scandalizzato, o umiliato, o stigmatizzato, o odiato, dalle nostre parole».