È ancora Natale!
Il mondo, con la sua storia e la sua vitalità, continua il suo cammino e affronta nuovi orizzonti e nuove sfide. Si sono attraversati e si attraversano rischi, errori e si scoprono risultati inattesi. I cambiamenti sono stati tantissimi e di grande spessore in questi tempo, al punto che non sempre gli abitanti del presente, di questo oggi, si riconoscono in casa e al punto che molto spesso i nostri profeti, come papa Francesco, lanciano allarmi a partire dai poveri, o dalla madre terra, o dalle guerre o dalle malattie. Il mondo è cambiato ma ancora i suoi abitanti sono scelti da Dio come destinatari del suo amore e con la sua luce li vuole sostenere. È ancora Natale!
Talvolta abbiamo la sensazione che si tratti di ripetizione di un fatto del passato, oppure della replica di una scena di teatro per tenere viva la memoria con una rappresentazione; una recita che migliora o peggiora a seconda degli interpreti; talora proviamo nostalgia delle vecchie edizioni degli scorsi anni, come ho provato guardando qualche giorno fa i caroselli in bianco e nero della Rai di un tempo. Ci può essere anche un po’ d’invidia per contesti più caldi ed emotivi che via via vengono riproposti offuscando l’emergere del protagonista, del vero protagonista.
Lo sguardo rivolto al Cielo, al Padre del Signore Gesù che è all’inizio della storia della salvezza, ci ricorda che è lui che sceglie di volerci bene e che è lui che vuole porre la sua casa tra le nostre, che vuole assumere le nostre come vita e storia sua; È Dio che viene a condividere, a stare con noi. Con noi, così come siamo, con le nostre scelte e i nostri orientamenti. Noi cambiamo, siamo cambiati ma lui continua a sceglierci e a volerci bene. Siamo gli uomini e le donne che egli ama.
Quest’anno ci presentiamo con un po’ di stanchezza e con molte ferite.
Il nostro orgoglio e la nostra Torre di Babele si sono indeboliti, scricchiolano. Con le nostre conquiste tecnico-scientifiche e con i nostri capitali finanziari abbiamo visto che la carne, la stessa che Gesù ha assunto, cioè la storia e la vita, presentano all’umanità un saldo difficile da affrontare. Alcuni hanno migliorato le loro posizioni economiche e sociali ma se riflettiamo come parte di un Noi più grande, grande come il mondo, ci sono troppi sanguinamenti, troppo dolore, troppa paura del futuro, troppa disperazione, al punto che ci sono uomini, donne e bambini che osano sfidare la sorte.
Oltre 5 milioni di morti per il covid-19 nel mondo, a cui sono da aggiungere gli altri effetti a livello di salute, tutte le preoccupazioni e le disuguaglianze e le innumerevoli difficoltà economiche; e sempre più anche a livello relazionale e di rapporti sociali.
Oltre 1.300 morti nella traversata del Mediterraneo solo nel 2021; guerre e disordini sociali dalla Terra Santa all’Ucraina, dall’Africa alle Americhe, all’Oriente.
Si aggiunge, in questi ultimi anni, quanto anche Papa Francesco ricorda circa il cambiamento climatico: è un sintomo del malessere di cui sta soffrendo la nostra madre terra e che diventa sempre più insopportabile, insostenibile e pericoloso.
Questi sono volti del nostro mondo, volti di cui si è connotato il nostro tempo e la nostra vita. Ad essi sarebbero da aggiungere i nostri problemi e drammi personali, quelli che riguardano le nostre famiglie soprattutto quando sperimentiamo la fragilità della salute o la precarietà del benessere economico e della pace sociale; oppure quando priviamo le nostre relazioni affettive e la nostra socialità di stabilità e di profondità.
La nostra carne, quindi, si presenta al Signore che viene come carne pesante da assumere, come storia impegnativa da amare.
Noi celebriamo la venuta del Signore in questa storia e in questa vita.
Il Natale dunque ci parla di Dio innanzitutto, del Dio di cui si è fatto testimone Gesù. Ci annuncia il suo interesse per noi, il suo amore per noi. Ma il Natale parla anche di noi: se ci vediamo riflessi nel suo cuore, ci dice di quanto sia preziosa e importante la nostra storia e la nostra carne umana.
I credenti non possono sciupare o maltrattare ciò che Dio ama: la vita e la storia degli uomini e del pianeta!
Dice il cardinale Martini in una riflessione breve proposta per il Natale del 1983 che mi è stato inviata da un amico: «Con la venuta di Gesù nel mondo non è cambiato in un certo senso nulla per quanto riguarda le vicende esteriori: ancora si ride e si piange, ci si ammala e si sta bene, si combatte, si vince, si perde, si muore. La vita scorre come scorreva prima della nascita di Gesù. Tuttavia per chi accoglie l’annuncio degli Angeli cambia il senso di ogni evento, cambia l’orizzonte e la prospettiva in cui esso si compie, cambia la forza interiore con cui lo si vive; in una parola cambia tutto. È come quando, in matematica, al posto di un segno negativo davanti ad un numero, ne poniamo uno positivo, al posto di un meno, mettiamo un più; il numero sembra lo stesso, in realtà cambia tutto. Gesù, accolto nel cuore con amore, cambia la vita, cambia la storia, cambia l’eternità. Tutto è nuovo, tutto acquista senso, tutto il dolore è intriso di speranza, tutta la gioia è soffusa di moderazione e di scioltezza; tutto il lavoro è vissuto come qualcosa che costruisce, o qui o poi, la casa dove abitare».
Si rinnovi, allora, in questo Natale la speranza di poter servire, la speranza di poter edificare comunità di credenti nelle quali crescere e diventare carne della stessa carne degli uomini e delle donne del 2022, esattamente come Gesù che assume questa carne; comunità di credenti che trovano forza e coraggio vedendo e meditando la scelta che il figlio di Dio ha compiuto nei nostri confronti: proprio come Gesù anche noi prendiamo casa tra la gente e nella nostra città di Padova e, come Gesù, amiamo i nostri fratelli e le nostre sorelle allargando il nostro cuore ad un noi sempre più grande nel quale non ci sono chiavi per chiudere, né muri per escludere.
Rinnoviamo dunque la speranza che sia possibile cambiare il cuore di ciascuno di noi, per servire come Gesù la vita del nostro tempo e del nostro mondo.
Sappiamo che lo Spirito del Signore Gesù opera ben oltre i nostri spazi e le nostre comunità e così vediamo sbocciare germogli ovunque. Ovunque i germogli sbocciano – come bene, amore, pace – noi riconosciamo Gesù all’opera. Ci ricordiamo pure che Lui, per grazia, ci ha scelti – ha scelto ciascuno di noi – perché ci ha chiamati a partecipare lla sua missione di bene.
È ancora Natale, grazie al Cielo
Buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie, ai vostri cari!
Buon Natale alla nostra città, al nostro paese e a tutti gli uomini e donne amati dal Signore.
+ Claudio Cipolla, vescovo di Padova