Dieci anni fa moriva mons Luigi Sartori: testimone di dialogo e maestro di pensiero non solo per la diocesi di Padova.
Lo ricordiamo con un semplice ritratto, offerto da don Giovanni Brusegan, delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
«Era un uomo di grandi vedute, di mediazione avanzata e di apertura piena di speranza nei riguardi del mondo, del valore dell’approfondimento culturale, del nuovo, delle persone, delle correnti di pensiero altre.
In questo senso ha saputo cogliere, interpretare e trasmettere lo spirito del concilio vaticano II, oltre che i documenti, che è uno spirito di interazione profonda, di confronto aperto con il mondo. In questi anni si è colto appieno il suo aspetto profetico di visione alta, ma anche ampia e anticipatoria, che l’ha portato a valorizzare molto il seme, l’inedito: ha lanciato semi, ha aperto cammini, dando responsabilità e consegne ai preti, ai docenti e alla facoltà teologica.
Ha educato a un’apertura in cui l’identità si mette in gioco empatico con le identità altre, acquisendo una capacità di ricezione e di cammino fraterno con l’uomo. Con Sartori siamo passati realmente dalla formula “extra ecclesia nulla salus” a “extra mundus nulla salus” per dire l’amore all’umanità nella sua interezza, l’amore alla verità, il rispetto per ogni piccolo contributo per non perdere niente di quello che è dall’uomo e nell’uomo, dalle fatiche fisiche a quelle culturali, alle scoperte ideali. Il suo atteggiamento non era quello di affermare un’identità pregiudizialmente autoreferenziale e esclusivista, ma aperta e positiva che si mette in cammino , che il papa direbbe “in uscita”: una chiesa che riesce a camminare con l’uomo, a essere amabile e ad amare l’uomo come luogo del divino».