“Un attimo di pace”, l’iniziativa pastorale curata dall’Ufficio di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova è giunta all’ottava edizione.
«Qualche settimana fa ho avuto l’occasione – spiega don Marco Sanavio – di presentare la nostra modesta proposta di fronte ad un centinaio di Social media manager, a Milano. Mi aspettavo una valanga di critiche, visto il nostro percorso artigianale, invece abbiamo suscitato molti commenti positivi e abbiamo ricevuto ottimi consigli. Soprattutto ha destato meraviglia che una Chiesa locale si sia cimentata con una campagna multicanale mista, tra proposta elettronica e incontri in presenza, e che abbia realizzato un volume di proposte così vario con poche risorse. Quando ho detto loro i costi annuali si sono dimostrati quasi increduli».
Anche la proposta di quest’anno giungerà, in cartaceo, ai detenuti del carcere “Due Palazzi” e nelle corsie dell’Ospedale S. Antonio, grazie all’impegno del cappellano e delle Collaboratrici apostoliche diocesane.
Oltre ai consueti appuntamenti in presenza, che di volta in volta verranno segnalati anche in queste pagine, l’attuale edizione di “Un attimo di pace” si arricchisce di un momento di spiritualità destinato a chi, magari, da tempo è lontano dalla pratica cristiana ed è stato occasionalmente coinvolto dal percorso web.
Si tratta di una proposta molto semplice, basata sul canto e sull’ascolto della Parola, che si ripeterà ogni domenica di Avvento, a partire dalle ore 18, nella chiesa di S. Gaetano di via Altinate a Padova.
A guidarla si alterneranno il superiore della comunità dei Gesuiti di Padova, padre Guido Bertagna e il rettore della chiesa, don Marco Sanavio.
L’animazione del canto sarà affidata a quattro cori già noti nel padovano: Note Innate (27 novembre), Blubordò (4 dicembre), Circle Tribe (11 dicembre) e Gospel Up (18 dicembre).
«Si tratta di una proposta limitata ai tempi forti dell’anno liturgico – precisano i curatori del momento di spiritualità – volta possibilmente a riagganciare un contatto dei partecipanti con le loro comunità parrocchiali».
Fonte: La difesa del popolo