BENEDIZIONE ABBAZIALE DI DOM STEFANO VISINTIN O.S.B.
Sabato 5 ottobre 2019 – Abbazia Santa Maria Assunta, Praglia (Pd)
_____________
Omelia
Sono due le preghiere che vorrei rivolgere al Signore per la fraterna amicizia che ci lega, che lega la Diocesi di Padova con il suo Vescovo e la bella Abbazia di Praglia con i suoi monaci e il suo Abate.
La prima è tratta dalla colletta:
«Concedi a Stefano dottrina e santità di vita, perché possa guidare la sua comunità sulla via della vera sapienza verso la patria eterna».
La seconda è dalla preghiera di benedizione:
«Fa’, o Signore, che l’insegnamento di Stefano penetri dolcemente nel cuore dei discepoli come fermento della divina giustizia».
L’insegnamento a cui si fa riferimento non è innanzitutto quello dottrinale, ma quello che un padre e una madre offre ai propri figli. È un insegnamento di vita che riguarda tutto, tutta la vita del discepolo. Un padre insegna al proprio figlio a vivere. Ci vuole amore!
È un insegnamento che riguarda le cose essenziali ma queste cose essenziali vengono comunicate nella ordinarietà, nella quotidianità. Ogni momento della giornata, ogni attività è occasione di insegnamento. È l’amore di padre che porta a dare rilievo e spessore educativo ai fatti della vita.
L’insegnamento dell’Abate riguarda le cose essenziali, colte in quelle che all’apparenza risultano insignificanti.
L’amore dell’Abate, espressione, segno, strumento dell’amore di Dio, è un insegnamento che penetra dolcemente nel cuore dei discepoli.
L’amore è sapienza che aiuta la comprensione delle cose, dei tempi, dei cuori e che orienta tutto a Dio.
Perché l’amore sia il tuo insegnamento e tutta la comunità di Praglia possa camminare in esso, invochiamo su di te, Stefano, la benedizione del Padre dell’Amore e della Misericordia, così come è stato raccontato e rivelato da Gesù, Testimone fedele dell’amore di Dio.
Pregano per te i monaci, i fratelli e le sorelle di altri monasteri, prega per te la Chiesa che è pellegrina come te su questa terra e che sa di avere in questo monastero dei compagni di pellegrinaggio. La mia stessa presenza è per assicurarvi la corale vicinanza di tutta la Chiesa del mondo, in comunione con il Santo Padre Francesco.
Però sento altre presenze: quelle dei Santi; ad alcuni di costoro chiederemo di unirsi, per te Stefano, alla nostra preghiera. Pregate per noi, ancora pellegrini!
Con questa richiesta esprimiamo una comunione e un legame spirituale che prospetta la meta del nostro servizio di lode e della nostra fratellanza: la Patria eterna.
In effetti, è la tua fede nella Patria eterna che fa di te una “guida”, un pastore. Tu sai dove accompagnare i tuoi monaci, ne conosci la via, e doserai i tempi e il ritmo dei passi.
La Patria o la meta del nostro cammino è quella abitata dai Santi e dai Beati, è là dove abita il Santo Padre Benedetto e gli altri amici e amiche che hanno seguito il suo insegnamento. Là, la fraternità sarà comunione piena, anzi è comunione piena con il Padre Santo e con il Signore nostro Gesù Cristo, suo figlio e nostro fratello, uniti tra loro e a noi dallo Spirito Santo. La comunione sarà piena con Maria Santissima, Assunta in cielo, la cui immagine vi custodisce, con san Prosdocimo, santa Giustina, san Leopoldo, sant’Antonio e tanti, tantissimi altri fratelli e sorelle: una grande schiera ti attende insieme con i tuoi fratelli.
La tua fede nella nuova creazione, nata dalla Pasqua del Signore Gesù, ti darà forza perché infonderà contenuto divino al tuo amore di padre. Ti darà coraggio anche negli errori. Sì, perché colui al quale è richiesto un servizio di autorità resta un povero uomo e un peccatore.
Succederà anche a te, come a me, di vivere momenti di sofferenza; ti accorgerai di ferire, soprattutto come reazione a ferite che vengono date a te; commetterai errori che saranno pagati dai tuoi discepoli… ma la tua fede nella Patria eterna, raccontata dolcemente, con amore, al cuore dei tuoi discepoli, li aiuterà a capire, perdonare, ad amarti e a seguirti.
La tua fede ti darà autorità, ti farà padre, ti costituirà guida e profeta, sostenuto dalla tua comunità.
Permettetemi qualche ulteriore considerazione che prendo dal mondo delle nostre famiglie.
Dovrai dimenticarti di te stesso, dei tuoi diritti di uomo, perché ti viene affidata una comunità. Con i tuoi «Sì, lo voglio» e accettando l’anello e il pastorale, tu ti realizzi perdendoti per la comunità che il Signore ti ha affidato; per la comunità, per il suo bene, per amore, per obbedienza, tu sei libero e puoi prenderti libertà ampie… ma per amore di Dio e dei fratelli. Sei libero di amare e anche di intraprendere strade inesplorate e nuove per amore e per obbedienza a Dio. Il modello della tua paternità è il Padre misericordioso, è il Padre invocato da Gesù sulla croce al quale si consegnò in totale abbandono fiducioso.
+ Claudio Cipolla, Vescovo di Padova