MESSA DI RINGRAZIAMENTO E TE DEUM
31 dicembre 2021 – Basilica Cattedrale di Padova
_________
Omelia
Ci ritroviamo in questa Basilica cattedrale per un atto di culto che riguarda tutta la nostra Chiesa: vescovo, presbiteri, diaconi, fedeli cristiani, alcuni uomini e donne di vita consacrata per cantare il Te Deum e celebrare l’ultimo vespro del 2021.
Ci sostengono due atteggiamenti che nascono dalla nostra fede: rappresentiamo la Chiesa del Signore e siamo forti solo della nostra fede nella sua misericordia, sappiamo che la fede nel Signore è ciò che ci dona una identità di credenti.
Questo appuntamento dell’ultimo dell’anno unisce il nostro cuore ai sentimenti di tutto il mondo che con noi conclude un anno civile. Può darsi che qualche trasmissione televisiva questa sera metta in collegamento con tante città che sulla terra salutano l’anno che va e quello che viene con musiche, danze e brindisi. Con tutti gli uomini e le donne vediamo il passare del tempo, accettiamo la ripartizione in giorni mesi e anni, celebriamo la fine e l’inizio di un tempo.
Forse leggeremo o ascolteremo verifiche e prospettive proposte dai grandi, responsabili delle nazioni, degli organismi politici mondiali ed europei. Sentiremo parlare dell’economia, della giustizia, dell’andamento della società. I discorsi riguarderanno la pace e la guerra, il Covid e soprattutto e le difficoltà da esso create.
Avremo così occasione di comprendere, con il loro aiuto, dove si appoggiano le attenzioni e le priorità dei responsabili del mondo. Anche noi siamo cittadini e ascoltiamo interessati le varie e ricche analisi con le quali guardare al nostro tempo e al nostro mondo.
In questo contesto ci inseriamo personalmente e daremo una nostra lettura, maturando quindi sempre più in coscienza civica che si fa carico della società e del tempo in cui vive. Lo faremo da cittadini ma anche appunto da credenti. Ci troviamo qui come Chiesa, cioè uomini e donne credenti, che vivono il tempo e lo leggono con una sensibilità, un’ispirazione nuove.
Forse la nostra fede, fatta di preghiera e di lode, è il contributo che possiamo consegnare.
Penso che dobbiamo prendere le mosse da un presupposto: Dio ha sempre ragione, ci vuole bene e vuole il nostro bene, quello che lui vuole e compie è sempre cosa buona e giusta. Il nostro sguardo rivolto a lui è appunto uno sguardo da credenti, non di chi ha paura ma di chi sa che Dio è buono e grande nell’amore. È lo sguardo di chi, sentendosi amato da Dio, ama Dio. Potremmo definirlo uno sguardo da amanti.
Dio ha dimostrato di volerci bene con tutta la storia che parte da Abramo fino a Davide, fino a Gesù. Anzi, nella pienezza del tempo, Gesù ha manifestato in modo definitivo il volto di Dio, volto di Padre, di padre misericordioso come nella parabola di quel figlio che aveva lasciato la casa, premuroso come nella parabola della pecorella smarrita, attento e sensibile come Gesù ci ha mostrato nel suo rapporto con ciechi, zoppi, lebbrosi, sordi, peccatori… Gesù ci ha detto che il suo amore, l’amore del Padre che sta nei cieli, e la sua parola sono come l’acqua: scendono e portano sempre frutto. Ci permettono di dire con il cuore: Abbà, Padre.
Certo che l’anno che abbiamo trascorso ha presentato le due difficoltà. Pur navigando in oscurità, come quando si è raggiunti dalla sofferenza dell’anima o del corpo, guardiamo a lui e contiamo su di lui, speriamo nella sua misericordia, ci affidiamo alla sua bontà, a prescindere dalle ragioni.
Teresa del Bambin Gesù, la piccola Teresa, diceva: «Con un audace abbandono, il piccolo uccellino, vuole restare a fissare il suo Divino Sole; nulla saprebbe scoraggiarlo, né il vento né la pioggia, e se oscure nuvole vengono a nascondere l’Astro d’Amore, l’uccellino non cambia posto, lui sa che al di là delle nuvole il suo Sole brilla sempre, che il suo fulgore non potrebbe eclissarsi un solo istante».
Questo è il contributo dei credenti, stare al proprio posto perché al di là delle nuvole sappiamo che c’è il sole. Questa collocazione spirituale ci pone tra gli uomini e nel tempo come piccoli segni di speranza a cui tutti possono attingere nei momenti difficili dello scoraggiamento e della stanchezza.
I vespri che celebriamo consegnano il tempo a Dio, sono segno che noi siamo al nostro posto, di fronte a Lui per il mondo. Riproponiamo con la nostra presenza quell’icona bellissima che presenta Maria che permane fiduciosa ai piedi della Croce dove il Figlio soffre.
E indichiamo questo orizzonte spirituale come un possibile senso della vita e della storia. Senza pretese e umilmente.
Inserire nella vita degli uomini questo orizzonte è anche un possibile senso di questo incontrarsi tra l’ultimo dell’anno e la festa di Maria, Madre di Dio del primo dell’anno. Come se la solennità di Maria che abbiamo davanti prendesse per mano il tempo che abbiamo dietro di noi e lo volesse accompagnare con fiducia verso il futuro.
Con questa mano tesa verso di noi e il nostro tempo, possiamo alzare lo sguardo verso Maria, Stella del mattino e andare verso il domani, verso il prossimo anno civile, ma con la stessa luce ripercorrere il nostro anno, quello appena concluso e innalzare oltre al magnificat un speciale inno di lode, il Te Deum: sappiamo infatti che nel 2021 lui era il presente, era l’Emmanuele, il Signore con noi. Ed è con questa fede che con gioia noi attraversiamo questo momento consegnando al Signore l’anno trascorso e andando con tanta fiducia al prossimo anno.
+ Claudio Cipolla, vescovo di Padova