Saluto del vescovo Claudio al Santo Padre Francesco – Udienza Barbarigo

Aula Paolo VI - Stato del Vaticano
23-03-2019

INDIRIZZO DI SALUTO A SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO

in occasione dell’Udienza da Lui concessa all’Istituto “Barbarigo”

Santità,

con emozione e gioia Le esprimo a nome mio, della grande famiglia dell’Istituto “Barbarigo” e dell’intera Diocesi di Padova la gratitudine per questo importante momento: sarà davvero un’impronta che lascerà un segno indelebile in tutti noi; attendiamo con trepidazione le parole che vorrà rivolgerci e, sin d’ora, chiediamo la Sua paterna benedizione; ma già il fatto che ci abbia accolto ci colma il cuore di gioia!

  1. Ci teniamo a dirLe che da tempo ci stiamo preparando con la preghiera e la riflessione a questo incontro con Lei, perché rappresenta il momento più alto dell’anno centenario dell’Istituto “Barbarigo”.

Questa Scuola, fondata dal Vescovo Pellizzo nel 1919, continua ad essere testimonianza viva dell’impegno educativo e culturale della nostra Chiesa locale che, sul suo territorio, conta la presenza di quasi 300 scuole cattoliche o di ispirazione cristiana di tutti gli ordini e gradi: esse accolgono e accompagnano circa ventimila studenti e le loro famiglie. A rappresentarle sono qui presenti alcuni dirigenti e le presidenti della FIDAE regionale e nazionale.

Posso assicurarLe che l’Istituto è radicato non solo nel cuore della comunità ecclesiale ma dell’intera Città di Padova, avendo contribuito, attraverso l’impegno e la testimonianza di molti educatori e studenti, a scrivere pagine importanti della storia della nostra Città: ne è prova la presenza dei rappresentanti della Provincia e del Comune che hanno accolto il nostro invito. Fin dai primi giorni successivi al mio arrivo a Padova come vescovo, mi colpì molto notare che, sia nell’ambiente ecclesiale sia in quello civile, quando si parlava di questa scuola si diceva semplicemente “il Barbarigo” senza altre specifiche, un po’ come per la basilica di Sant’Antonio si usa dire “il Santo”: ripercorrendo la storia di questi 100 anni, ne ho ben compreso le ragioni!

  1. Il Barbarigo è “scuola”, “scuola cattolica”, “scuola cattolica diocesana” e “scuola cattolica diocesana per il territorio”. In quanto scuola, persegue il fine dell’educazione globale degli studenti mediante la trasmissione del patrimonio culturale del nostro Paese, in una prospettiva di dialogo tra le diverse culture, facendo maturare competenze nei diversi ambiti della vita e del sapere. Attinge ai valori dell’umanesimo per creare e trasmettere cultura; aspira ad essere palestra di civiltà e di cittadinanza responsabile.

In quanto scuola cattolica poi, persegue tale fine formativo nell’orizzonte della fede in Gesù Cristo, attraverso uno stile improntato al messaggio del Vangelo: aiuta i giovani che la frequentano a leggere la realtà anche nella prospettiva cristiana di senso, di cui mostra la ragionevolezza e la profondità, attraverso una proposta pedagogica e culturale di qualità, aperta all’accoglienza di tutti, anche di chi pensa e crede in modo diverso. E anche di chi attraversa momenti di fragilità personale. Si propone come “laboratorio” non solo di idee ma anche di fede: una fede capace di dialogare con la ragione e con la scienza, che sprona a cercare, per arrivare a scoprire in Gesù l’autentico volto di Dio e, dunque, il vero volto dell’uomo.

Proprio per questo, è aperta al mondo e sul mondo, scuola nel territorio e per il territorio, capace di valorizzare tutte le occasioni di incontro e collaborazione con le diverse istanze culturali, sociali ed economiche presenti nel contesto patavino (e non solo), così da offrire ai giovani una formazione adeguata alle esigenze della società del nostro tempo, in chiave di orientamento e di scoperta della propria vocazione.

Per tutti questi motivi, il Barbarigo può ben dirsi “scuola della diocesi e del vescovo”, non certo in termini di esclusiva rispetto alle altre scuole cattoliche, per le quali deve essere altrettanto viva la mia sollecitudine e cura pastorale, ma perché essa rappresenta l’espressione più immediata e concreta della missione educativa che la Chiesa di Padova è chiamata a svolgere, come più volte ribadito dal magistero universale e particolare, e partecipa a pieno titolo della sua progettualità pastorale.

  1. Stile educativo e proposta formativa fanno dunque del Barbarigo scuola capace di valorizzare ogni persona, riconoscendone la piena soggettività, la dignità e la libertà personale, accompagnando la sua crescita secondo i criteri di progressione e gradualità, in costante dialogo con la famiglia. Il compito educativo dei genitori infatti è inalienabile e non delegabile: i genitori che scelgono il Barbarigo per i loro figli accolgono i valori che ne ispirano la proposta formativa e, a loro volta, si impegnano a ricercarne il significato insieme con loro. Il patto educativo tra scuola e famiglia si fonda sulla fiducia reciproca, sulla disponibilità al dialogo e sulla coerenza fra scelte e comportamenti, in un’ottica di partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. Ogni famiglia deve sentirsi “di casa” in Barbarigo.

Tutto questo tuttavia non sarebbe possibile se la scuola non fosse in sè una comunità dove ciascuno, con senso di responsabilità, vera passione, stile di servizio e stima per gli altri, svolge il compito che gli è affidato: ho potuto riscontrare tutte queste caratteristiche nei docenti che ho avuto modo di incontrare, impegnati non solo a curare la dimensione cognitiva degli studenti, ma anche quella affettiva, etica e spirituale, attraverso il proprio contributo personale e professionale e una coerente testimonianza di vita. Così il personale non docente che svolge un ruolo insostituibile nel rendere più funzionali i servizi e accoglienti gli ambienti della scuola e nel testimoniare agli studenti la dedizione al proprio lavoro anche in compiti semplici, dai quali però traspare umanità, dedizione e cura della persona.

Non posso infine non pensare ai tanti sacerdoti che hanno vissuto per periodi più o meno lunghi il loro ministero in Barbarigo, svolgendo diverse funzioni: dai rettori agli animatori spirituali, dai docenti di religione e di altre discipline agli assistenti, dagli economi ai segretari, come anche ai futuri sacerdoti che in questa scuola si sono formati culturalmente e umanamente. Tra questi Ezechiele Ramin, missionario comboniano, ucciso in Brasile per aver preso le difese dei “senza terra”, di cui è in corso il processo di beatificazione. Oggi ci sarebbe piaciuto fossero con noi anche Mons. Floriano Riondato che il mese scorso ha compiuto 98 primavere e, trascorrendo 73 anni al Barbarigo, ha dato vita alla sua tradizione musicale, di cui i giovani che accompagnano musicalmente questo nostro incontro sono splendida rappresentanza; e anche Mons. Alberto Gonzato, per oltre 50 anni animatore spirituale del Collegio e ancora punto di riferimento per molti ex allievi, sapeva coniugare attenzione per i giovani e condivisione di vita con gruppi di nomadi.

  1. A questi gioiosi sentimenti vorrei, Padre carissimo, far seguire alcuni auspici che mi permetto di affidare a nome di tutti i presenti e dell’intera comunità diocesana alla Sua preghiera e che rappresentano per noi dei punti sui quali migliorare ancor più la qualità della nostra scuola.

Spero che sempre più famiglie abbiano a scegliere il Barbarigo per quello che esso è e, abbracciando il suo progetto educativo, collaborino fattivamente con i docenti per il bene dei figli.

Spero che gli studenti si sentano felici di far parte del Barbarigo e lo vivano come una grande opportunità, mettendoci passione, grinta e gusto per prepararsi bene alla vita.

Ma vorrei anche che tutta la nostra Chiesa, nelle sue varie espressioni, continuasse a credere nella scuola quale strumento di formazione umana e di evangelizzazione della persona, nella logica della “carità educativa e culturale”, in una costante attenzione agli adolescenti e ai giovani.

Auspico che sempre più il Barbarigo possa essere “scuola inclusiva”, dove l’eccellenza non sia data dai successi e tantomeno dalle potenzialità economiche, ma dall’impegno, dal senso di responsabilità, dalla disponibilità a diventare ogni giorno un po’ migliori per il bene di tutti. Mi piacerebbe che la “scuola del vescovo e della diocesi” potesse essere percepita come scuola aperta a tutti coloro che desiderano essere accompagnati da questa nostra Chiesa in un tratto importante della loro crescita umana, culturale e spirituale, coltivando anche tra le famiglie il valore della solidarietà e della condivisione, perché nessuno abbia a sentirsi escluso: ciascuno, soprattutto chi vive situazioni di difficoltà per l’età o per altre ragioni, al Barbarigo dovrà sempre trovare educatori disposti a prendersi cura di lui in una relazione personalizzata in cui crescere nella conoscenza di sé e dei propri talenti.

Per questo Santo Padre, nel rinnovarLe la mia e nostra filiale riconoscenza, chiediamo la Sua benedizione, desiderosi di ascoltare la Sua parola. Desidero dirLe grazie anche per il dono della pergamena con la Sua Benedizione Apostolica, il cui testo sarà ora letto ad alta voce da un docente del Barbarigo che è anche direttore dell’Ufficio di pastorale dell’educazione e della scuola della nostra diocesi.

Abbiamo chiesto a tre studenti di pensare e di proporLe alcune domande: dalle Sue risposte ci lasceremo orientare e ri-motivare non solo nella passione educativa ma ancor prima nella fede.

Grazie, Santità, per il Suo servizio alla Chiesa e ad ogni uomo: il titolo che la tradizione attribuisce al Papa di “Servo dei Servi di Dio” è quello che maggiormente ha colpito gli studenti. La Sua persona ne è testimonianza viva ed esempio per tutti.

+ Claudio Cipolla, vescovo di Padova