TERZA DOMENICA DI AVVENTO “GAUDETE” – SANTA MESSA CON IL MONDO DELL’ARTE
12 dicembre 2021 – Chiesa degli Eremitani (Padova)
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Omelia
Abbiamo ascoltato con grande silenzio i canti che sono stati eseguiti, anche se penso in forma ridotta rispetto all’arte di cui sono esperti questi ragazzi e la loro scuola di canto. Entrando, credo che tutti voi abbiate ancora una volta ammirato la bellezza di questa chiesa con i suoi affreschi; e di fronte a queste cose belle si resta come incantati, in silenzio. È il risultato dell’arte. È quello che succede quando incontriamo cose molto belle, inattese, che non immaginavamo fossero possibili. È sempre un’esperienza di sorpresa.
Tra le opere d’arte, ci siamo anche noi, uomini e donne. Ce ne accorgiamo quando non funziona qualche cosa nel nostro organismo oppure nella nostra psiche. Ci accorgiamo quanto siamo delicati, fini, belli. Anche questa è arte. È arte del Signore.
Oggi siamo invitati a guardare alla bellezza e alla gioia. La prima e la seconda lettura invitano alla gioia. Anche il colore rosa della mia casula è un segno per dire che questo è tempo di attesa e non di sofferenza; stiamo attendendo una gioia ancora più grande e il nostro cuore viene predisposto, preparato, a percepire la bellezza e la gioia dall’annuncio che ci viene dal Vangelo.
L’esplosione di gioia nasce dalla frase del profeta Sofonìa: «Il Signore è con te» (Sof 3,15). All’inizio della messa, in genere, il presbitero che presiede dice: «Il Signore sia con voi». Un amico prete una volta ha detto: «Il Signore è con voi». Un cambio di annuncio! Il Signore “è” con noi. Non è un augurio, ma una lettura della nostra vita. Nel Vangelo di oggi, quando il Battista dice di Gesù: «Io non sono degno nemmeno di sciogliere il laccio dei suoi calzari» (Lc 3,16), fa riferimento a un gesto nuziale e intende dire che nessuno può sostituire lo sposo che è Gesù e che è presente. Il Signore, lo Sposo, è con noi, e nessuno può sostituirlo. In tante circostanze qualcuno ci può accompagnare, ci può aiutare, ma nessuno può sostituire il Signore che è dentro la nostra vita.
Il mio compito questa domenica, cari artisti, è di annunziarvi che il Signore è con voi, anche con voi che lavorate nel mondo dell’arte. Il Signore è con voi, carissimi artisti e operatori nel mondo della musica, del teatro e dello spettacolo! Vorrei invitarvi a mettervi in coda con i pastori del presepe, che sono chiamati a riconoscere che il Signore è in mezzo a loro. Vorrei invitare anche voi a saperlo riconoscere, presente nella vostra vita, nella vostra esperienza, nel vostro lavoro, nel vostro entusiasmo. Perché il Signore è già con voi nel bene, nel bello, nel vero, che a volte si può dire soltanto andando a cercare con arte le parole. Il Signore è presente nella vostra esperienza e io sono grato perché il vostro compito è quello di estrarre dal profondo del cuore delle persone, quello che dei nostri sentimenti altrimenti resterebbe inespresso. Se non lo dite voi, nessuno lo può dire; se non lo cantate voi, nessuno lo può cantare. In questo senso siamo al servizio di una gioia che è estesa a tutti. Ho tanta ammirazione e rispetto nei confronti del vostro mondo, perché senza di voi tante cose resterebbero, appunto, non dette. Pensiamo anche agli artisti del passato, pensiamo a Giotto, pensiamo a Giusto de’ Menabuoi, pensiamo a com’era e a cosa è stato risparmiato in questa chiesa degli Eremitani dopo i crolli del bombardamento. Chi avrebbe potuto raccontare passi del cuore e dei sentimenti, intuizioni e profondità degli esseri umani, se non tramite questi strumenti artistici?
Dentro quel bene e quel bello che è nelle vostre mani e nelle vostre arti, si costruisce perciò una profonda alleanza con chi annuncia il Vangelo, un’alleanza con il Signore e un’alleanza con le comunità che ancora credono nel Vangelo, che continuano a seguire Gesù come discepoli. Non siamo distanti, tutt’altro! Come un carisma, un talento artistico, uno non se lo può dare da sé, ma è un dono, così anche per noi cristiani nei confronti della fede. La fede è un dono e attraverso questo dono abbiamo accesso a una profondità che altrimenti sarebbe irraggiungibile.
Noi come credenti, noi come artisti, abbiamo tanto da condividere. Una relazione di fede che si stabilisce con il Signore, è un’arte. Attraverso questa fede abbiamo accesso a ciò che solo occhi e cuori particolari sanno cogliere. Credo che un’arte umana può arricchirsi attingendo all’amicizia di chi ha l’arte della fede. Tanti di voi forse attingono alla loro fede anche per andare in profondità nel cuore delle persone e per poter raccontare quello che c’è in questo cuore. Come profeti, come artisti, vediamo e annunciamo parole che sono più grandi e più profonde di noi, e a noi sono affidate forse non per noi, ma per rallegrare i nostri fratelli e le nostre sorelle. Spesso abbiamo bisogno di esprimerci, abbiamo bisogno di esibire quello che abbiamo nel cuore, perché non lo possiamo trattenere e questo è forse il motivo per il quale ci si addestra, ci si allena, ci si esercita, per acquisire un’arte sempre più delicata, sempre più fine.
La storia e la vita possono metterci in difficoltà, ma noi custodiamo una certezza che è la presenza del Signore. Allora affrontiamo le difficoltà, quelle di tutti i giorni e quelle del mondo del lavoro. Per questo motivo Paolo può esprimersi con parole molto belle, che facciamo nostre, quando dice: «Siate sempre lieti, ve lo ripeto: siate lieti» (Fil 4,4). Perché il Signore è con voi! Non possiamo evitare le difficoltà, ma le possiamo affrontare con la consolazione e la forza che ci dà la certezza che il Signore ci accompagna.
Paolo VI nel 1965 dice agli artisti: «Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani…» o al vostro cuore o alla capacità di andare a indagare dentro il cuore di ogni uomo. Guardando alle vostre attività, voi favorite l’incontro tra fratelli e sorelle. Favorite e date spessore alla gioia della festa, uno spessore che acquista qualità, una festa che non è data dalla volgarità, ma è data dalla finezza dei sentimenti, dai particolari. Il vostro servizio alla gioia è scavare nei cuori per farli esultare: quante volte ci si commuove di fronte all’arte! Voi servite la nostra gioia perché rendete tutti noi più sensibili, più gentili. Ci donate un modo di guardare con gentilezza alla vita.
In questo tempo di preparazione al Natale, l’Eucaristia che celebriamo oggi diventa, da parte mia, l’invito – spero di toccare anche il vostro cuore – di dire insieme un grande “grazie” a voi per i doni che custodite, per i carismi che il Signore vi ha concesso, ma anche la speranza di costruire con voi un “noi” sempre più grande. Un “noi” che nasce in quella fratellanza, che voi servite nell’amicizia e nel rispetto, e soprattutto che servite nei luoghi profondi del cuore da cui si può uscire ed emergere solo con quell’arte che è dono del Signore, fatto a qualcuno, per tutti.
+ Claudio Cipolla, vescovo