I 10 “orientamenti” per una Chiesa a passo d’uomo

Vocabolario a misura di comunità degli orientamenti pastorali 2016-2017

Gli Orientamenti pastorali 2016-2017 sono ormai (o dovrebbero essere…) nelle mani di tutti gli operatori pastorali della diocesi di Padova. Sullo slogan “…in questa sosta che la rinfranca” la Chiesa padovana si appresta a fare i propri passi in questo nuovo anno che vive al tempo stesso di due atteggiamenti, apparentemente opposti l’uno all’altro, quello del sostare e del camminare.

Quali sono allora le parole – chiave su cui si costruisce l’attuale percorso pastorale?

Stefano Bertin, vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano, ci offre un “vocabolario dei 10 orientamenti”, utile per far chiarezza sui termini ma anche per la presentazione e diffusione a livello comunitario e di gruppi delle linee per il 2016-2017.

QUESTA → Nella citazione del Messale “questa” si riferisce alla celebrazione eucaristica che si sta vivendo. Il pane quotidiano, quello  che basta per il cammino di oggi. Il dono gratuito e sempre nuovo che va consumato per il qui ed ora e che non può essere accumulato. Nella vita personale e delle nostre comunità “questa” significa appropriarci del tempo presente come tempo buono, perché dono del Signore. Non dobbiamo andare oltre per incontrare il Risorto, non siamo chiamati ad aspettare un tempo migliore che verrà. Si tratta di smascherare l’inerzia dei “sarebbe bello” e degli “adesso vediamo” per invece iniziare fin da subito. Immaginate gli apostoli rispondere alla chiamata del Maestro con un “aspetta un attimo che ripiego le reti”.

SOSTA →  «Gli orientamenti di quest’anno sembrano un po’ poveri e fuorvianti. Con tutto quello che c’è da fare, proponiamo alle comunità di star fermi?». È questa un’osservazione ricorrente. Il rischio di fermarsi per chiudersi in sé stessi o peggio per rinunciare,  esiste, ma è un rischio che già corriamo perché figlio di un malessere di fondo che un certo attivismo pastorale copre. Domandiamoci se tale attivismo è la causa dell’inaridirsi spirituale e del deteriorarsi delle relazioni nella comunità o piuttosto l’effetto. Ecco allora l’invito a fermarsi insieme per rimettere in ordine le priorità e prepararsi ad un nuovo inizio. Contemplare il volto del Padre misericordioso e chiederci, come sue comunità, “chi siamo”, ma ancor più “per chi siamo”.

RINFRANCA →  È un sostare insieme nel nome del Padre, perché è bello saper stare insieme come fratelli. Non è facile né spontaneo, chiede esercizio ed obbedienza all’altro. Ma che bello! La fraternità in Cristo rivela un volto affascinante di chiesa, perché la fraternità rende evidente il dono del battesimo, che viene prima di qualsiasi ruolo e ci permette di condividere la comune esperienza di fede in Gesù. E gustare una volta di più la gioia di essere salvati. La contagiosa gioia del Vangelo. Allora davvero il nostro ritrovarci come comunità diventa un’esperienza che rinfranca, capace di infondere fiducia e coraggio. La fiducia di chi si ancora ad un Dio che c’è. Il coraggio della verità che vince le remore e osa allargare lo sguardo libero sul mondo intero.

CONSOLIDARE  È un movimento estroverso, che vince la tentazione di trattenere per sé o peggio nascondere qualcosa di prezioso, e rende tale bene davvero solido, perché possa essere condiviso, trafficato, moltiplicato con e per tutti. Ma è davvero prezioso solo ciò che vale di per sé, perché unico, irripetibile, degno di rispetto. Le persone sono preziose: perché volute e amate dal Padre. E ciò che è prezioso suscita delicatezza e attenzione, in particolare quando c’è pericolo o fragilità. È lo stile di una Chiesa che coraggiosamente guarda al mondo con fiducia e speranza, propone la libertà e la letizia della vita buona del Vangelo a tutti i fratelli, in particolare a chi sta nelle periferie spesso dimenticate o bussa alla porta e chiede accoglienza.

CAMMINARE  La sosta è parte del viaggio, come la pausa della musica. La sosta serve anche per ripartire insieme. Andare insieme come comunità è ciò che chiamiamo stile sinodale. Che cresce coltivando la passione per il dialogo, il confronto, la discussione sana e sincera, possibile solo se fondata su una vera fraternità, sulla fiducia e la stima reciproca. Questo richiede umiltà e coraggio, per ascoltarsi reciprocamente e per imparare a mettere in discussione se stessi e le proprie certezze. E chiede, innanzitutto, un mettere al centro le relazioni, coltivare un forte senso di corresponsabilità. Una comunità concorde nel tessere, con delicatezza e cura, una trama di relazioni buone, vitali, generative dentro la Chiesa e nella società. Una Chiesa a passo d’uomo.

DISCERNERE  Sono i laici per primi che possono condurre la Chiesa lungo le strade del mondo, per camminare “con tutti e per tutti” , come fermenti di fraternità, annunciando la gioia del Vangelo e prendendosi cura di ogni esistenza, in particolare di quelle più fragili. Per questo è importante sostare insieme, come comunità, alla luce del Vangelo e discernere nel tempo che viviamo i segni dei tempi. Siamo chiamati a testimoniare una cittadinanza responsabile, una fede che trasforma la vita e la storia: pronti a spendere i propri talenti dentro la vita di ogni giorno, guidati da una retta e matura coscienza per costruire lì, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, una società più giusta, più bella, più umana.

 INIZIAZIONE  L’Iniziazione cristiana è il campo di prova del rinnovamento in atto, dove ogni comunità mette alla prova la sua credibilità. E vive la fatica e la bellezza della transizione intrapresa da una fede di tradizione a una fede di convinzione; da una chiesa di conservazione a una chiesa di missione. Per usare le parole di papa Francesco “da una chiesa autoreferenziale a una chiesa in uscita”. È un processo profondo e richiede fiducia, coraggio e pazienza. Non è immediato transitare dal modello di comunità erogatrice di servizi religiosi alla comunità generante/rigenerata, con il coinvolgimento e corresponsabilità delle famiglie e degli educatori, verso una adesione di fede libera basata sulla forza attrattiva della testimonianza del Vangelo.

TERRITORIO  La comunità cristiana è chiamata a vivere il territorio come il giardino di casa, non un luogo di perdizione ma abitato e quindi redento dal Signore. Siamo chiamati a una presenza capace di contribuire in modo appassionato, competente, onesto, credibile alla costruzione del bene comune. A partire, certamente, da una visione chiara di cosa può realmente essere considerato bene per le persone, le famiglie, la società. La strada per costruire qualcosa in comune, l’unico modo per progettare il futuro insieme a tutti gli uomini di buona volontà con i quali dobbiamo realizzarlo. È quello indicato da papa Francesco al convegno ecclesiale di Firenze: il dialogo aperto, sincero, privo di timori perché pieno di fiducia nell’umano.

 SPIRITUALITÀ  Una sosta per coltivare la “santa inquietudine”. Quell’inquietudine che nasce da una fede che non anestetizza la vita ma, al contrario, la assume in tutta la sua bellezza e ricchezza, e anche nella sua complessità e difficoltà. E che per questo sa misurarsi con le domande, i dubbi, le fatiche della vita, scoprendo proprio dentro di esse la profondità del mistero dell’amore del Signore. Una fede che non può lasciare indifferenti, tiepidi, rassegnati, perché chiede a ciascuno di gettare tutto se stesso nella vita di ogni giorno, nelle relazioni, nel lavoro e nello studio, nella costruzione di una società più umana, nel camminare dentro una Chiesa che vuole bene al proprio tempo.

GIOVANI  Il sinodo dei giovani nasce da un’intuizione del vescovo Claudio, maturata nell’itinerario verso e durante la Ggm di Cracovia nel luglio scorso. Non un sinodo sui giovani, ma un sinodo dei giovani. Simbolicamente una pagina bianca, che si sente opportuno e necessario siano loro stessi a scrivere. È una pagina bianca che non fa paura,ma che avvertiamo promettente per le nostre comunità. I nostri giovani possono aiutarci a ripensare il nostro modo di essere credenti e le nostre parrocchie. L’avvento del nuovo, che spesso abita in chi è più giovane, richiede una simpatica pazienza e una sapiente capacità di ascolto profondo, in particolare da parte dei consigli pastorali.

 

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