Il rito di ammissione al Catecumenato ha “aperto“ l’Assemblea diocesana di inizio anno pastorale
Provengono da Bulgaria, Albania, Nigeria, Costa Rica, Isole Mauritius, Thailandia. Tre sono italiani. In tutto venti. Giovani adulti chesabato 1 ottobre, in occasione dell’Assemblea diocesana d’inizio anno pastorale, hanno vissuto il Rito di ammissione al Catecumenato, presieduto dal vescovo Claudio. Un rito ricco di simboli, di «gesti rituali che esprimono la relazione tra Cristo Buon pastore e i catecumeni, pecore del gregge», che si è svolto nella prima parte sul sagrato e successivamente all’interno della Cattedrale di Padova.
«Sono contento di questa introduzione con il Rito di Ammissione al Catecumenato – ha esordito il vescovo Claudio Cipolla – è come quando sta per arrivare un bambino: la famiglia si ripensa. Oggi inizia un percorso per questi nuovi figli e noi riconosciamo che è caduto su di loro il seme della Parola». Ma anche le comunità sono chiamate a rinnovarsi. L’invito perciò è a diventare sempre più una Chiesa che è madre, grembo, casa per tutti e chiamata a generare nuovi figli. «Essere cristiani è una scelta profonda, che ci coinvolge. Il modello di chi chiede il battesimo da adulto è il nostro modello. Dobbiamo cambiare molte abitudini ispirandoci ai catecumeni», ha rilanciato il vescovo alla rappresentanza di tutto il territorio della Diocesi (parroci, membri dei consigli pastorali parrocchiali, delle aggregazioni laicali, laici e religiosi). Senza dimenticare l’attenzione ai poveri, perché «non possiamo educare alla fede dimenticando il servizio ai poveri».
Congedati i catecumeni, l’Assemblea diocesana ha visto il saluto del vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano, Stefano Bertin, che si è soffermato sul tema dell’anno pastorale “In questa sosta che la rinfranca”, che è un’esortazione a «sostare insieme e chiederci “chi siamo”» e in questa prospettiva: «La presenza dei catecumeni tra noi è l’occasione per rinnovare la nostra fede nel Risorto e la nostra appartenenza alla Chiesa: sentirci uniti da una stessa chiamata e pronti ad assumerci una comune missione». Ma è anche un sostare insieme per chiederci “per chi siamo”: e il pensiero di Bertin va al territorio, alla storia delle comunità, che chiedono oggi«un’aggiunta d’amore» e la «capacità di allargare lo sguardo», di fronte alla crisi nel suo complesso – economica e di senso – al mondo che bussa alle nostre porte. «C’è bisogno – ha concluso – di una comunità cristiana capace di complessità. Impegnata ad ascoltare e interpretare i “segni dei tempi” e pronta a cooperare per il bene comune».
L’assemblea è proseguita con gli interventi di don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la Pastorale, che ha sottolineato alcune attenzioni e strumenti per l’anno pastorale, approfonditi da don Giorgio Bezze, direttore dell’Ufficio diocesano per l’Annuncio e la catechesi, Paolo Arcolin, membro della presidenza del Consiglio pastorale diocesano; Nicolò Capuzzo, coordinatore vicariale per la comunicazione e don Paolo Zaramella, coordinatore del Sinodo dei giovani annunciato a Cracovia dal vescovo Claudio. Un sinodo che inizierà il 3 giugno 2017 e si concluderà con la veglia di Pentecoste il 19 maggio 2018. Quello che parte ora è un anno di preparazione e di sensibilizzazione, in cui lavorerà un’apposita commissione.
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Alcune immagini della seconda parte dell’assemblea di sabato 1 ottobre