La mattina di lunedì 9 agosto 2021 è mancato, al Civitas Vitae di Padova, dove era ricoverato, don Adolfino Bernardo.
Il funerale sarà celebrato giovedì 12 agosto nella chiesa del Sacro Cuore di Padova, alle ore 9.30, dal vescovo Claudio.
Don Adolfo Bernardo (Santa Eufemia di Borgoricco, 13.02.1933 – Padova, 09.08.2021)
Don Adolfo Bernardo, figlio di Massimiliano e di Maria De Benedetti, nasce a Santa Eufemia di Borgoricco il giorno 13 febbraio 1933. Il clima che si respira in famiglia e in parrocchia, generosa nel dono di vocazioni alla vita presbiterale, lo aiuta ad affrontare la vita del Seminario a Thiene e al Maggiore, insieme a una classe vivace e talentuosa di futuri presbiteri.
Dopo l’ordinazione presbiterale, avvenuta il 14 luglio 1957, viene inviato prima come cooperatore a Montegalda, poi in città, nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù (1957-1960). Qui in soli due anni appassiona le persone, in particolare un nutrito gruppo di giovani, educandoli alla ricerca, alla gioia di amare la vita e la propria comunità parrocchiale. Questo gruppo, ancor oggi numeroso, non si dimenticherà più del proprio prete e pur declinando inviti per tornare a godere di qualche serata, don Adolfo preferirà sapere che sono cresciute con lui persone libere e autentiche, desiderose di guardare la vita con occhi critici e costruttivi e di appassionarsi alla comunità cristiana, osando nuove vie e strategie per annunciare la Buona notizia. Questa indole lo accompagnerà anche nelle comunità di Rossano Veneto (1960), Piove di Sacco (1960-1965), Montagnana (1965-1968) e Candiana (1968-1970), esercitando la vita pastorale come cooperatore e insegnante di religione. A Piove di Sacco si dedica con impegno nella direzione del cinema parrocchiale, riscuotendo successo e rilanciando un’opera che apriva nuove prospettive per le parrocchie che cercavano di aggregare i ragazzi.
Nell’ottobre del 1970 diventa parroco di Borgoforte fino al 1976. Lo spirito del Concilio Vaticano II e la sua passione per la lettura lo rendono robusto nella preparazione culturale, come pure in sperimentazioni, anche liturgiche, che nella piccola comunità ai piedi dell’Adige non passano inosservate dagli stessi giovani che per la prima volta celebrano la preghiera delle ore in italiano alla domenica o vivono l’adunanza di Azione cattolica (da lui scherzosamente chiamata “caotica”) senza temere di affrontare temi scottanti per il tempo.
Si delinea un carattere critico in don Adolfo, ma non fine a sé stesso, in quanto capace di interrogarsi sul perché delle cose e della stessa fede, innamorato delle domande più che delle risposte fatte, quelle stesse risposte che ognuno deve conquistarsi anche nel dialogo con la competenza e lo studio. Non un uomo del dubbio, don Adolfo, ma della ricerca, affinata dalla lunga esperienza a contatto con numerose generazioni di ragazzi e adolescenti nell’esperienza di docente di religione, che lo avrebbe plasmato anche nelle riflessioni e omelie.
Infatti, nell’incarico di parroco a Mellaredo, che esercita per 34 anni ereditando una non facile situazione pastorale, cerca di essere onesto e leale con i suoi parrocchiani, nei vari gruppi e con i preti del vicariato di Dolo, sviluppando argomenti e discussioni che non sempre vengono accolti, ma che lasciano un segno e una nostalgia in coloro che si riconoscono in cammino e mai degli arrivati.
Il suo ministero è caratterizzato da una speciale attenzione verso i più giovani per i quali dedica tempo, energie, passione e totale coinvolgimento continuando sempre anche l’insegnamento della religione presso le vicine scuole medie superiori di Dolo. È uomo e prete dalle caratteristiche sfaccettate e poliedriche, che mette al centro della sua azione pastorale la singola persona, la sua crescita umana e vocazionale, coltivando relazioni umane autentiche e molto esigenti. Ha continuamente educato a mettere al centro la propria coscienza lavorando molto nella formazione, nel confronto delle idee e dei grandi valori della vita. È stato molto esigente anche verso la Parola di Dio, sempre predicata dopo scrupoloso studio e senza alcuno sconto, di contenuti e di tempo.
Don Adolfo può definirsi anche un innovatore che non si accontenta della tradizione: basti pensare al coinvolgimento di famiglie e gruppi nell’esercitare la propria vocazione battesimale, senza dipendere passivamente dal parroco. Egli si organizza proponendo vari incontri per pensare insieme una celebrazione o una riunione di gruppo, così da rendere la pastorale un laboratorio aperto, esperto nel far emergere o nascere gli interrogativi celati che abitano negli animi e divenendo, nonostante il carattere a volte brusco, un fratello nella ricerca della verità più che un maestro. Anche la figura di san Giovanni Battista, patrono di Mellaredo, sembra fare da sfondo a chi ha cercato di “indicare” a tutti l’Agnello di Dio che passa e va seguito, purché il Maestro cresca nella vita di ogni discepolo.
E come lo scriba, che sa trarre da suo tesoro cose nuove e antiche, don Adolfo non ha temuto di individuare, anche in autori considerati estremi dalla Chiesa, il senso della fede da ridire oggi, nelle sfide dell’indifferenza e dell’abitudine pigra. Lo si è potuto verificare con i collaboratori e gli operatori pastorali, ma anche nei suoi ultimi anni di vita come ospite alla Civitas Vitae dell’Opera Immacolata Concezione di Padova, quando lasciava un piacevole e sereno gusto del vivere.
La morte è sopraggiunta lunedì 9 agosto 2021. Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio giovedì 12 agosto alle ore 9.30 nella chiesa cittadina del Sacro Cuore. La Chiesa di Padova è vicina al fratello Giancarlo, alle sorelle Annamaria, Francesca, Giuliana e Pierina e ai cari nipoti. Don Adolfo riposerà accanto ai suoi genitori nel cimitero di Lentate sul Seveso (MB), dove risiedono i suoi familiari.