Giampaolo Tormena, un eremita di città a San Vito di Valdobbiadene

Sabato 8 settembre, alle ore 8.30, nella chiesa del Corpus Domini in centro a Padova (via Santa Lucia): Giampaolo Tormena, classe 1943, una vita spesa al servizio della scuola (dopo la laurea in giurisprudenza) e della comunità cristiana (con l’impegno liturgico, l’amministrazione della comunione agli ammalati, l’adorazione eucaristica e la visita con la preghiera alla casa di riposo) ora entra nel novero degli eremiti di città, con la professione semplice di vita eremitica nelle mani del vescovo di Padova Antonio Mattiazzo. E sarà fra Giampaolo Maria dell’Addolorata.
Per la Diocesi di Padova Tormena è il settimo eremita di città (ma il primo non presbitero tra i maschi), accanto a padre Domenico Maria Fabbian (il decano e l’apripista degli eremiti di città, nel 2000), suor Maria Teresa Pozzati, suor Michela Mamprin, padre Renato Cappelletto, suor Maria Grazia Masiero e suor Annarosa Guerra.
Accanto a loro, sempre in stretto rapporto con la chiesa locale e in particolare con il seminario, non va dimenticata la presenza silente, costante e preziosa, da 400 anni (la fondazione risale al 1612 da parte della veneziana madre Graziosa Zechini) delle Vergini Eremite Francescane, religiose che vivono, il carisma francescano nel connubio tra eremitismo e vita comunitaria, nel monastero San Bonaventura di via Cavalletto 15 a Padova.
 
A prevedere la vita eremitica anche al di fuori degli istituti di vita consacrata è il nuovo Codice di diritto canonico del 1983, che al canone 603 paragrafo 1, recita: «…la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella continua preghiera e penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo».
 
Il codice del 1983 introduce cioè la possibilità di via consacrata per il singolo fedele che fa la sua professione nelle mani del vescovo diocesano, che ne approva la regola di vita e ne segue il cammino.
 
«È significativo in questo nostro tempo di transizione – commenta il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo – l’emergere sempre più frequente, in uomini e donne, di un’attrattiva profonda verso una vita dedicata interamente alla ricerca di Dio, di Assoluto. Questi eremiti sono presenze preziose nel cuore della città e della Chiesa locale, anche per questo compito di intercessione e preghiera per il mondo di oggi. Di questo dobbiamo essere loro grati. Nel loro silenzio e nella loro ricerca di assoluto si inseriscono ancora di più nella vita profonda dell’umanità».