C’è posto per Dio nella vita dei giovani d’oggi? È vero che i giovani possono “cavarsela” senza Dio? È finito il tempo della fede? A quanto pare no. La conferma viene dalla ricerca “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia”.
Promossa dall’ente fondatore dell’Università Cattolica Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori, è stata curata da Rita Bichi, professore ordinario di sociologia presso la facoltà di scienze politiche e sociali dell’università cattolica del Sacro Cuore, e da Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, che da anni si occupa di temi educativi ed è membro del comitato di indirizzo dell’istituto Toniolo.
«Abbiamo coinvolto 150 giovani, ragazzi e ragazze tra i 18 e i 29 anni, tutti battezzati, con diverso titolo di studio perché ci raccontassero con le loro parole il loro percorso di fede e le loro opinioni all’interno della Chiesa – spiega Rita Bichi – Il dato più interessante che emerge, contrariamente a quanto si afferma e cioè che i giovani di oggi sono la prima generazione incredula, hanno un rapporto con la divinità molto presente, hanno voglia di credere e sono in ricerca, si pongono delle domande e procedono in un cammino che non li tiene lontani. Hanno voglia di credere!».
Il rapporto con l’istituzione Chiesa è sempre controverso ma si appiana quando «trovano persone che sanno sì guidarli ma soprattutto stare loro accanto e li seguono in un percorso. Si parla in particolare di figure religiose. Quando l’incontro non c’è, l’allontanamento allora è più facile».
La ricerca, grazie al contributo di Paola Bignardi, offre anche alcune piste di lavoro a partire dalla constatazione che i percorsi di fede dei giovani intervistati, non lineari, sono aperti alla ricerca di autenticità e possono costruire un laboratorio per la chiesa e il suo compito evangelizzatore.
«L’istanza della personalizzazione della fede, emersa dalla ricerca – aggiunge Bichi – può costituire una grande risorsa educativa se consente alle persone di ricondurre a sè le ragioni del credere. I giovani, afferma la Bignardi, più che “fuori da un recinto”, si trovano “fuori di casa” perché nella casa-comunità cristiana non hanno sentito il profumo, sperimentato il calore delle relazioni, la responsabilità di un coinvolgimento vero, l’attenzione di un ascolto interessato».
Per don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale, va recuperata un’ecologia dell’incontro. «Questa ricerca ci provoca come chiesa diocesana, che ha lo sguardo e l’attenzione volto alle nuove generazioni – afferma – e ci chiede di ritrovare un’ecologia dell’incontro: a darci tempo per fermarci e creare relazione vicendevole, aver cura della prossimità che ha tempi più dilatati e cerca il contatto, la confidenza».
La ricerca vede anche i contributi di Sara ALfieri, Maria Brambilla, Luca Bressan, Michele Falabretti, Claudio Giuliodori, Giordano Goccini, Fabio Introini, Elena Marta, Antonio Montanari, Maria Paola Negri, Cristina Pasqualini, Alberto Ratti, Claudio Stercal, Piepaolo Triani.