Mons. Sandro Panizzolo riposa ora tra le braccia del Padre

Le esequie mercoledì 18 agosto alle ore 16 nel duomo di Monselice (Pd) - in allegato le indicazioni per partecipare al funerale

Ci ha lasciato nel giorno della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria – 15 agosto 2021 – mons. Sandro Panizzolo. Da alcune settimane era ospite dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola.

DON SANDRO PANIZZOLO (Corte di Piove di Sacco, 30.09.1956 –  Sarmeola di Rubano, 15.08.2021)

Mons. Sandro Panizzolo nasce a Corte di Piove di Sacco il 30 settembre 1956, primo dei sei figli di Severino e Lavinia Tassetto, che ancora risiede a Piove di Sacco. Ordinato il 13 giugno 1981, inizia il suo ministero come vicario parrocchiale a Tencarola, rimanendovi fino al 1983. Dal 1983 al 1987 studia teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma dove anche discute la tesi di dottorato. Le radici padovane (si pensi al forte legame con don Luigi Sartori e la successiva sodalità con altri docenti) e i germogli romani conferirono a don Sandro quel respiro ampio del Concilio Vaticano II che avrebbe trovato il suo apice negli anni della Gregoriana e nella stretta relazione culturale, teologica e spirituale con il gesuita padre Angel Antòn.

Nell’autunno 1987 il Vescovo Filippo Franceschi lo destina alla Congregazione per l’Educazione Cattolica, accogliendo l’invito dell’allora Prefetto, il card. William W. Baum. Dal 1995 al 1999 è Capo Ufficio presso la stessa Congregazione e si occupa dei Seminari, collaborando attivamente con il Segretario, poi cardinale, Josè Saraiva Martins e il Prefetto, Card. Pio Laghi. Presso la Congregazione don Sandro si pone con spiccate doti di intelligenza, di capacità organizzativa e di fedeltà. Se inizialmente non aveva accolto di buon grado il fatto di trattenersi a Roma, si appassionò a quel ministero e si distinse godendo la stima e l’affetto dei superiori. A contatto con l’esperienza dei Seminari sparsi nel mondo, don Sandro maturò un sentire ecclesiale di vasto respiro, acquisendo una visione ampia e chiara delle dinamiche formative nella preparazione dei presbiteri.

Integrò il sapere teologico con la dimensione spirituale anche grazie al compito educativo di direttore spirituale del Pontificio Seminario Lombardo di Roma. Qui fu amato e apprezzato per la disponibilità e competenza, per la gratuità della relazione e l’intensità del dialogo, ma anche per l’esempio di preghiera, di vita povera e di fedeltà alla Chiesa. Interpretava la sua paternità spirituale donando e chiedendo agli alunni l’amicizia che diventava con loro e tra di loro una sorta di “alleanza spirituale”.

Il suo rientro nella diocesi di Padova, nel 1999, coincide con la nomina a rettore del Seminario Maggiore, incarico che si protrae fino al 2009. Il bagaglio teologico, spirituale e pedagogico, l’intelligenza lucida, intuitiva e creativa, fecero interagire le sue caratteristiche individuali con l’ambiente padovano. È ancora attuale l’impianto educativo, personale e comunitario, con cui don Sandro impostò l’iter formativo dei futuri preti di Padova, lavorando instancabilmente sul senso di appartenenza alla comunità del Seminario e sull’entusiasmo per la missione. Promosse la Scuola di preghiera e la Missione giovani con l’intento di rendere visibile lo stesso Seminario alle parrocchie. Come contraccambio della sua totale disponibilità ai giovani, don Sandro chiedeva solo l’onestà e la sincerità: «Sono stato vostro compagno di cammino», scrisse nel suo ultimo editoriale della rivista del Seminario, Cor Cordis. Ha sostenuto, inoltre, le iniziative legate alla Biblioteca del Seminario, creando le condizioni per la nascita della Facoltà Teologica del Triveneto, nella sede di Padova.

In Seminario, poi nella nuova Facoltà Teologica del Triveneto, don Sandro è docente di Ecclesiologia. La profondità della riflessione e la chiarezza di linguaggio, oltre al tratto umano, lo portano a diventare un apprezzato e richiesto predicatore di esercizi spirituali nelle diocesi d’Italia. Le competenze acquisite negli anni di servizio presso la Congregazione per l’educazione cattolica e l’esperienza maturata nella guida del Seminario di Padova fanno di lui uno dei maggiori esperti di pastorale vocazionale e di formazione degli aspiranti candidati al presbiterato, tanto che nel 2006 viene affidata a lui la stesura della nuova Ratio studiorum per i Seminari italiani e recentemente una prestigiosa casa editrice gli aveva affidato il commento al Decreto conciliare Optatam Totius (sulla formazione dei seminaristi).

Nel 2000 diventa anche Delegato vescovile per il diaconato permanente e Presidente della Commissione regionale per il diaconato permanente. Alla formazione dei diaconi dedica passione ed energie, reimpostando e qualificando il percorso formativo mediante un impianto organizzativo e formativo che avrebbe retto nel tempo successivo.

Nell’autunno 2009 don Sandro diventa parroco di Monselice. Gli costò molto lasciare quel Seminario che aveva tanto amato e per cui aveva dato tutto. Obbediente e da uomo di fede qual è sempre stato, don Sandro accolse la nuova missione buttandovisi dentro in modo convinto e senza risparmiarsi. Servizio e vita hanno finito per fondersi in modo indissolubile nel suo mandato come arciprete di Monselice: fin dal primo giorno del suo arrivo don Sandro ha dato il suo tempo e speso le sue forze per tutti, senza distinzione: sembrava che la disponibilità e le energie si moltiplicassero di fronte al campanello o al telefono della canonica, così come davanti a qualunque richiesta gli fosse rivolta. Notevole furono la mole di lavoro pastorale, le relazioni curate, la passione per la carità (anche in tempo di pandemia), la sua continua presenza nei gruppi, la cura per le cose. Dal 2013 e fino alla fine, per due mandati, è vicario foraneo dell’estesissimo Vicariato di Monselice.

Uomo capace di visione e di sguardi complessivi sulla vicenda della Chiesa, don Sandro ha maturato e promosso un’immagine e uno stile di Chiesa all’altezza dell’insegnamento del Vaticano II. La sua idea di Chiesa è ben sintetizzata dal termine «comunione»: una categoria ecclesiologica alla quale aveva dedicato anche un corso, negli anni romani, presso l’Università Gregoriana e che egli interpretava in senso dinamico: vivere il dono della comunione significa darne testimonianza, condividendola con tanti, in particolare attraverso il servizio, la carità e i cammini comuni.

Lo stile personale, poi, era caratterizzato dall’obbedienza e dalla fraternità. Davvero l’obbedienza ha rappresentato la forma più autentica della risposta alla chiamata del Signore: obbedienza che ha portato don Sandro a dire un sì cordiale a tante richieste che giungevano a sconvolgere la vita e scompaginare i progetti. Nella voce della Chiesa leggeva la volontà di Dio alla quale non si è mai sottratto. Ripeteva ai seminaristi: «L’obbedienza spesso costa sangue, ma è la via per la vera libertà. Noi realizziamo noi stessi obbedendo alla volontà del Signore». Accanto alla virtù dell’obbedienza ha coltivato un forte senso di appartenenza alla Chiesa di Padova e al presbiterio diocesano, nonostante i lunghi anni di assenza. Considerava la fraternità presbiterale e l’amicizia come doni del Signore e luoghi significativi nei quali si mettono alla prova la fedeltà al Vangelo e alla chiamata: ne sono stati segno concreto il desiderio di convivialità (ben rappresentato dalla tavola della sua canonica presso la quale tutti potevano trovare posto) e la gioia di ritrovare i preti che aveva accompagnato prima al Seminario Lombardo e poi a Padova. Don Sandro ha coltivato relazioni profonde e autentiche con tanti preti, religiosi e religiose, famiglie e giovani che trovavano in lui un uomo di Dio, un amico sincero, una guida sicura. Ultimamente andava ripetendo che «non c’è nulla di più importante delle relazioni che si sono coltivate nella vita: sono i tesori con cui ci presenteremo davanti al Signore». Obbedienza e fraternità hanno caratterizzato anche l’ultima parte della sua vita terrena, segnata dalla malattia: solo l’obbedienza a Dio e la vicinanza fraterna dei familiari, dei parrocchiani e di tanti amici hanno potuto sostenere don Sandro nella dura prova, dandogli la forza di resistere con coraggio e perseveranza fino alla fine. Spesso ricordava le sofferenze del papà, morto nel suo primo anno di permanenza a Roma e l’esempio del suo predecessore a Monselice, mons. Ezio Andreotti, che aveva reso buona testimonianza attraverso la sofferenza e la malattia.

Allo stile indicato, si aggiunge la prospettiva della santità: è stata una delle sue costanti nella predicazione, nell’insegnamento e nella direzione spirituale. Don Sandro ricordava che non si può essere cristiani se non si aspira alla santità e raccontava spesso del suo primo incontro con Santa Teresa di Calcutta che, in modo curioso, gli aveva parlato proprio della santità. Hanno alimentato la sua spiritualità e rallegrato la sua fede la compagnia di Maria e di tanti santi verso cui nutriva una profonda devozione, in particolare Santa Teresa di Lisieux (era stato battezzato nel giorno della sua memoria liturgica), San Giovanni della Croce, San Charles de Foucauld, San Giovanni Paolo II che aveva a lungo conosciuto e frequentato negli anni romani. La santità per don Sandro significava intimità con il Signore, alimentata dalla preghiera, dall’Eucaristia e dalla meditazione quotidiana della Parola; riconoscimento dei propri limiti e desiderio di superamento; abbandono alla Provvidenza di Dio che chiede di tradursi quotidianamente in opere di carità e in gesti concreti di fraternità; distacco dalle cose materiali, anche coltivando il gusto delle cose belle e buone.

Certamente fu uomo dalla personalità articolata, dalla spiccata intelligenza, dalla abnegazione non ordinaria e dalla grande generosità d’animo. Fu anche un combattente, sia riguardo ai propri limiti, sia nel sostenere la malattia che lo aveva colpito nel 2017, diventata, di fatto, l’ultima sua cattedra autorevole.

In occasione del 40° di ordinazione presbiterale (13.06.2021) don Sandro ha lasciato scritto in una immagine ricordo:

«Insieme con Maria, rendo lode a Dio per i quarant’anni del mio sacerdozio. Ringrazio i miei genitori e la mia famiglia, la comunità di Corte e il Seminario per avermi trasmesso la fede a accompagnato con tanto amore negli anni della formazione.

Quarant’anni sono il tempo che, di oasi in oasi, il popolo eletto ha impiegato per arrivare alla Terra Promessa. Nel mio pellegrinaggio ho trovato oasi accoglienti, ricche d’acqua, di vita e di frutti di ogni specie in cui ho potuto vivere con serenità e dare il meglio di me stesso. Penso agli anni di Tencarola, Roma, Padova, Monselice, ai tanti doni ricevuti e agli innumerevoli pellegrini, miei compagni di cammino. Ringrazio il Signore per il bene che ho potuto fare, chiedo perdono per i miei peccati e il bene che avrei potuto fare di più e meglio.

Dopo quarant’anni, si è aperto per il popolo la prospettiva della Terra Promessa, Terra dove scorre latte e miele. Spero che anche per me si apra questa Terra di pienezza, di sovrabbondanza, di amore, di gioia e di pace. Un grazie infinito, pieno di affetto e gratitudine, a tutti i miei compagni di strada».

La morte ha raggiunto don Sandro nel giorno dell’Assunzione di Maria, solennità cui era particolarmente legato: il nostro Magnificat sale al Signore per il dono della sua vita e del suo ministero. Le esequie saranno celebrate dal Vescovo Claudio nel duomo di Monselice mercoledì 18 agosto 2021, alle ore 16 e nel cimitero di Monselice sarà poi tumulata la salma, secondo il desiderio di don Sandro. Nel tardo pomeriggio di martedì 17 la salma giungerà nel Duomo di Monselice, dove vi sarà una veglia alle ore 21.

 

Indicazioni per il funerale