La Chiesa in ascolto dei giovani

On line il questionario internazionale del Sinodo sui giovani

Dal 14 giugno youth.synod2018.va è on line: si tratta del sito predisposto dalla segreteria generale del Sinodo dei vescovi in preparazione alla XVª assemblea generale ordinaria sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, che si terrà in ottobre del 2018.

Il sito rappresenta un luogo di raccolta e messa in rete di informazioni (dai documenti preparatori al Sinodo, ai discorsi e interventi di papa Francesco), di storie e testimonianze, di foto e video. Ma in particolare luogo di lancio di un questionario rivolto a tutti i giovani.

“La Chiesa desidera mettersi in ascolto della tua voce” così si annuncia lo spazio che chiede a tutti i giovani, nessuno escluso, di esprimersi in merito al loro rapporto con la Chiesa, la fede, la religione, ma anche la loro percezione e relazione nel e con il mondo.

Il questionario vuol essere quindi uno strumento “moderno” per intercettare sensibilità, desideri, critiche e sogni, e per coinvolgere in maniera diretta i giovani nel cammino sinodale che si sta percorrendo come Chiesa.

Le risposte al questionario online, proposto in cinque diverse lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese), dovranno pervenire alla Segreteria generale entro il 30 novembre 2017. «Queste risposte – conclude la nota della Segreteria generale del Sinodosaranno di grande utilità nel cammino di preparazione dell’evento sinodale e faranno parte dell’ampia consultazione che stiamo svolgendo a tutti i livelli del popolo di Dio».

«Mi ha colpito subito – afferma Sofia Camilla Fochesato, 18 anni, studente del liceo socio economico Maria Ausiliatrice di Padova – il tono incalzante con cui sono presentate le domande, che richiedono una dopo l’altra informazioni per identificare l’area geografica e il contesto sociale in cui si vive. Domande secche e precise. Nel complesso le ho trovate però davvero interessanti, in quanto fanno ragionare i giovani su vari aspetti della loro vita, sia personale che relazionale e religiosa». In particolare la giovane studentessa è rimasta colpita dal livello di coinvolgimento personale richiesto. «Il questionario mi è piaciuto  molto perché chiede opinioni su argomenti in cui i giovani non vengono mai interpellati, come per esempio il loro parere sulla politica, l’idea che hanno del lavoro, sulla loro vita, e sui social, ultimamente diventato un argomento di forte dibattito. Le domande puntano a conoscere il pensiero dei giovani di tutto il mondo e credo sarà estremamente interessante confrontare le loro risposte e vedere come sono influenzate dalla rispettiva cultura».

Anche Carlo Meneghetti, docente di Teologia della comunicazione  presso l’Istituto Universitario Salesiano Venezia  (Iusve), ha affrontato il questionario. «Stiamo cercando di coinvolgere come università i nostri giovani in un percorso che li porterà al Sinodo – spiega – Per questo è stato importante sperimentarsi in prima persona e capire lo strumento, anche perché il tema del rapporto fede e giovani fa parte anche del mio interesse universitario».

Il professore registra però una delusione.  «Troppo spazio è stato lasciato all’indagine sul rapporto con i social network e invece si parla, e si chiede poco, di fede. Credevo che il questionario fosse più incentrato rispetto alle esigenze dei ragazzi e che seguisse la falsariga delle domande del documento preparatorio. Mi aspettavo quindi domande del tipo: “Ti senti accolto dalla tua comunità/Chiesa?”, “Senti vive e vere le proposte?”. Vedo quindi il questionario più spinto come indagine sociologica  e non so quanto questo possa essere d’aiuto per progettare un percorso pastorale. La cosa interessante è che la Chiesa a livello nazionale si stia muovendo e lavorando in questo senso».

Meneghetti, d’altro canto riconosce, anche una carta vincente al Sinodo. «È questa voglia di rimettersi in gioco aprendosi ai giovani e individuando  un percorso e un cammino – conclude –  L’augurio è che sia fatto “con” i giovani e non “per”, con un coinvolgimento  a 360 gradi».

Claudia Belleffi