Verso Aquileia 2: le chiese trivenete si interrogano sui cambiamenti degli ultimi 20 anni

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La grande trasformazione. 1991 – 2011 vent’anni di Nord Est. È questo il titolo del volume curato da Daniele Marini, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, edito dalle Edizioni Messaggero Padova, che raccoglie due decenni di analisi sui cambiamenti della società triveneta. Uno studio realizzato in preparazione al secondo Convegno ecclesiale triveneto di Aquileia che si terrà dal 13 al 15 aprile 2012. Il volume è stato presentato in occasione del primo seminario di studio e di approfondimento svoltosi sabato 28 gennaio nel Centro pastorale Cardinal Urbani di Zelarino, dal titolo DA AQUILEIA 1 AD AQUILEIA 2. Vent’anni di trasformazioni nel Nord Est.

L’appuntamento ha voluto collocare “la grande trasformazione” che ha investito il Nord Est negli ultimi vent’anni, ossia in quell’arco di tempo che va dal primo convegno delle Chiese del Triveneto ad Aquileia (1990) ad oggi, kairòs scelto dalle chiese sorelle del Nord Est per convenire e riflettere insieme sulla situazione attuale e le prospettive per la Chiesa chiamata a guardare con profezia al futuro. «Nei ‘tornanti’ della storia – si legge nella presentazione al volume, curata dalla presidenza del Comitato preparatorio di Aquileia 2 – quando emergono situazioni complesse e nuove sfide, è opportuno, se non necessario, il convenire sinodale. È questo il ‘luogo’ dove lo Spirito parla alle Chiese per il discernimento e le scelte programmatiche da compiere. Ascolto dello Spirito e, insieme, fedeltà alla storia sono, dunque, le motivazioni di fondo che hanno fatto nascere il progetto di un II Convegno ecclesiale del Nord Est, a 22 anni dal I Convegno tenuto ad Aquileia e Grado nel 1990». E proprio per cogliere appieno le situazioni complesse e le nuove sfide, le Diocesi del Triveneto hanno voluto questo incontro di studio pensato come «“presa di consapevolezza” e come “occasione di confronto”» sulla realtà del territorio delle tre regioni di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Ma quali sono i cambiamenti che contraddistinguono questa “grande trasformazione”? «I 20 anni che sono a cavallo del millennio – sintetizza Daniele Marini dagli anni ’90 del Novecento al primo decennio del Duemila, segnano un ulteriore salto di qualità: una vera e propria accelerazione dei mutamenti, di cui peraltro non siamo in grado di prevederne gli esiti e i nuovi equilibri. L’introduzione e la rapida diffusione delle nuove tecnologie informatiche, che rompono i confini fisici e comunicativi, fanno sfumare le dimensioni spaziali e temporali, costituiscono l’asse principale delle trasformazioni che stiamo vivendo quotidianamente. È un mutamento epocale paragonabile per intensità a quello vissuto con l’avvio dei processi di industrializzazione. Siamo entrati definitivamente nell’era della globalizzazione, fenomeno che richiede nuove regole, nuovo modo di gestire lo sviluppo e la redistribuzione delle ricchezze del pianeta, come mai prima d’ora l’umanità aveva sperimentato».

 

Alcuni dati possono essere significativi:

La popolazione. In vent’anni a Nord Est la popolazione è cresciuta di oltre 700 mila residenti: passando da poco meno di 6,5 milioni di abitanti a quasi 7,2 milioni. Ma l’indice di vecchiaia (ossia quanti over 64 anni ogni 100 giovani under 15) è salito da 114 a 143. C’è stato un rovesciamento della struttura demografica: vent’anni si contavano 2,6 figli per donna in età fertile, oggi siamo a 1,4 figli per donna. Ciò significa che non c’è più la capacità di rinnovare autonomamente la popolazione. Serve un aiuto esterno. Infatti il dato demografico ha conosciuto un leggero miglioramento (si era scesi fino a 1,2 figli per donna) solo grazie all’apporto delle famiglie di immigrati.

Tasso fecondità. In tutte e tre le regioni del Nordest si è registrata la tendenza alla ripresa della fecondità (post 1995). Attualmente il Trentino Alto Adige (1,62 figli per donna: è il valore più elevato tra le regioni d’Italia) e il Veneto (1,45) si posizionano al di sopra del valore nazionale, mentre il Friuli Venezia Giulia, rimane al di sotto del valore medio nazionale (1,39).

Nuzialità. Il trend del Veneto è analogo a quello italiano: nel 2010 ha toccato il punto minimo (3,4 matrimoni per mille abitanti). Dato coerente con i processi di secolarizzazione è pure il trend della divorzialità, in costante aumento a livello nazionale: 0,90 divorzi ogni mille abitanti in Italia nel 2009. I bambini nati al di fuori del matrimonio in Italia sono pari al 19,2% e nel Nordest al 26,4% sul totale dei nati nel 2008. Le unioni libere nel Nordest sono il 16,7% delle forme familiari censite. Nel Nordest il 45,7% dei matrimoni religiosi (considerando i matrimoni tra il 2004 ed il 2009) riguarda persone già conviventi, in Italia il dato è del 26,8%. E il totale delle unioni civili ha superato (il 51% a Nordest) quello delle unioni religiose.

 

Immigrazione. Le tre regioni sopravanzano la media nazionale (7,5%): il Veneto presenta un’incidenza pari al 10,2% di immigrati residenti sul totale della popolazione, il Trentino Alto Adige l’8,7% e il Friuli Venezia Giulia l’8,5%.

Scuola e formazione. Nel 1993 tre quarti della popolazione con più di 15 anni del Nord Est o non era in possesso di alcun titolo di studio o aveva concluso il ciclo della scuola primaria o secondaria di primo grado. Nel 2010, questa percentuale è scesa al 53,2%, con una crescita importante della quota di diplomati e di laureati. Per i diplomi di 4-5 anni la crescita è stata dal 1993 al 2010 dal 16,2% al 26,8%; mentre quella dei laureati dal 4,0 al 10,2%.

Lavoro. Tra il 1993 e il 2010 si è registrata nel Nord Est una crescita costante della forza lavoro, sia in generale che nella specificità della componente di genere. Fino al 2008, anno in cui si manifestata la crisi internazionale, il tasso di attività ha registrato un continuo incremento segnando una sempre maggiore partecipazione attiva della popolazione nordestina al mercato del lavoro. Il tasso di attività complessivo è cresciuto tra il 2004 e il 2008 dal 67,2 al 69,0%. Il 2009 segna un momento di discontinuità rispetto a questa dinamica di crescita riportando il tasso di partecipazione al 68,2%, seguito da una leggera ripresa nel 2010. Il tasso di attività femminile è passato dal 46,2% del 1993 al 58,7% del 2010.

 

Struttura produttiva. Tra il 1997 e 2004 le attività extra agricole sono aumentate nel Nordest di circa 10.000 unità ogni anno. Dal 2005 si è assistito invece ad un progressivo rallentamento del ritmo di espansione. Stando ai dati di Infocamere, nel periodo 1997-2010 le imprese attive, escluse quelle legate ad agricoltura e pesca, sono passate da 453mila a quasi 531mila (527mila nel 2009): un aumento di circa 78mila unità, pari ad una crescita annua di quasi 6mila imprese e una variazione media di +1,2%. L’incremento nei settori extra-agricoli, pur senza ripetere i ritmi di crescita degli anni ’70-’80, è stato tuttavia positivo anche nell’ultimo decennio.

 

Reddito, consumi e valore aggiunto. Il dato relativo al 2009 stima il Pil procapite a Nord Est in 29.746 euro, mentre quello nazionale si attesta a 25.237 euro. Il Pil del Nordest è quindi superiore del 17.9% a quello italiano. I dati sembrano evidenziare due sottoperiodi: quello che va dalla metà degli anni ’80 fino alla metà degli anni ’90 che vede il Pil procapite crescere a velocità maggiore rispetto a quella nazionale. A partire dalla metà degli anni ’90 le differenze vanno attenuandosi.