«Andrò in Etiopia come semplice missionario»

«Andrò come semplice missionario nella Prefettura apostolica di Robe in Etiopia». Il vescovo Antonio Mattiazzo ha scelto la festa di San Gregorio Barbarigo, occasione in cui il clero diocesano si ritrova per un momento di incontro e di festa, per annunciare – prima di tutto al suo presbiterio – la decisione maturata in merito al suo futuro, una volta che saranno accolte dal Pontefice le dimissioni e annunciato il successore alla guida della Chiesa di Padova.
 
L’annuncio, seguito da un lungo e commosso applauso, ha chiuso l’omelia tenuta dal vescovo durante la concelebrazione nella chiesa del Seminario Maggiore per la festa di San Gregorio: «Il tempo che ho trascorso con voi e impegnato insieme con voi nella vita pastorale – ha sottolineato il vescovo Antonio al presbiterio diocesano, numerosissimo per l’occasione – ha creato un legame così profondo e forte che mi sarà impossibile dimenticare. In verità siete stati la mia famiglia e lo sarete sempre anche se la missione mi porterà geograficamente lontano. Penso che sia questo il momento e il luogo per comunicare la scelta che ho fatto: andrò semplice missionario nella Prefettura apostolica di Robe, in Etiopia».
 
Nell’omelia il vescovo Antonio ha salutato con «vivo e grande affetto» i «fratelli presbiteri» tra cui anche sei vescovi concelebranti: mons. Alfredo Magarotto (emerito di Vittorio Veneto, che festeggia 65 anni di ordinazione presbiterale e 25 di ordinazione episcopale); mons. Egidio Caporello (emerito di Mantova, che festeggia i 60 anni di ordinazione presbiterale); mons. Francesco Giovanni Brugnaro (vescovo di Camerino-San Severino Marche); mons. Giampiero Gloder (arcivescovo, presidente della Pontifica Accademia Ecclesiastica e vice camerlengo di Santa Romana Chiesa); mons. Antonio Menegazzo (comboniano, già amministratore apostolico nel Nord del Sudan) e mons. Paolino Schiavon (già vescovo ausiliare di Roma sud).
 
Un’omelia di saluto e di ringraziamento in cui il vescovo Antonio ha ricordato: «Oggi facciamo memoria di san Gregorio Barbarigo, modello ammirevole di pastore, un santo che ci è particolarmente caro e importante perché ha rinnovato profondamente la vita della nostra Diocesi, lasciandovi un’impronta duratura. Un rinnovamento incentrato sulla riforma del Seminario e, quindi, sulla formazione di un clero di alta qualità. Per queste ragioni, ho indicato questa festa e questa celebrazione come data ideale per la conclusione del mio ministero di vescovo di questa Diocesi, conclusione con voi presbiteri, seguita domenica prossima da quella con i laici e i consacrati».
 
Dal vescovo la riconoscenza e il ringraziamento ai più stretti collaboratori e a tutti i preti – «Vi ho sinceramente amati, cercando di stimare e apprezzare tutti» – e li ha incoraggiati ed esortati «ad aver cura del dono prezioso del sacerdozio». «È tesoro prezioso per voi e insieme per la Chiesa e la società. Questo dono è da conservare con profonda umiltà e con una robusta vita spirituale nella sequela generosa di Gesù Cristo secondo il santo Vangelo. È, soprattutto, con il vostro esempio, con la vostra limpida e integra testimonianza di vita che edificate la comunità e operate l’evangelizzazione».
Al termine, ha concluso «ora – come l’apostolo Paolo – vi affido a Dio e alla parola della sua grazia. E vi affido anche con molta fiducia al cuore immacolato di Maria, Madre della Chiesa».
 
La celebrazione, seguita dal pranzo insieme, era stata anticipata da un momento di incontro e riflessione in cui la Camerata Accademica del Conservatorio Pollini di Padova ha eseguito il Magnificat in re maggiore per soli, coro e orchestra di Johann Sebastian Bach, intervallato da una rilettura esperienziale del “proprio magnificat” da parte di tre presbiteri diocesani rappresentanti delle classi di ordinazione che celebravano il 25° e il 50° di sacerdozio e dai preti appena ordinati lo scorso 6 giugno. 
 
 
In allegato l'omelia della festa di san Gregorio Barbarigo.