Don Roberto Balbo riposa tra le braccia del Padre

È mancato domenica 8 maggio 2022 – Il funerale mercoledì 11 maggio alle ore 15 a Sant'Andrea di Campodarsego

Don Roberto Balbo, parroco di Sant’Andrea di Campodarsego (Pd), è mancato domenica 8 maggio 2022. Aveva 72 anni. Dallo scorso 8 febbraio era ricoverato a seguito di un ictus.

Don Roberto Balbo (17.08.1949 – 08.05.2022)

A febbraio vi era stato un ictus e, a partire dalla Settimana Santa, si erano manifestati ulteriori problemi cardiaci che hanno compromesso la situazione, fino alla crisi finale. E don Roberto se n’è andato nella mattinata di domenica 8 maggio, mentre era ricoverato all’ospedale di Padova.

Don Roberto era nato a Casale di Scodosia il 17 agosto 1949. Il papà Quirino era un operaio con esperienze di lavoro anche in Francia e Germania. Assieme alla mamma, Santa Ferretto, la famiglia comprendeva anche Franca, Franco e Mario (Roberto era il primogenito). La famiglia si sarebbe poi trasferita a Noventa Padovana nel 1968 e i genitori avrebbero trovato successivamente lavoro presso il Villaggio S. Antonio dei Frati Conventuali.

Per la parrocchia di Casale di Scodosia gli anni ’60 furono un periodo ricco di vocazioni sacerdotali e religiose: mentre alcuni giovani frequentavano il Seminario maggiore e altri entravano a far parte di congregazioni religiose e missionarie, tre ragazzi del paese si trovarono in quegli anni a frequentare il Barcon di Thiene, tra cui Roberto e Lino Prearo. Soprattutto le vacanze estive erano per loro momento opportuno per condividere piccoli momenti formativi, lo svago e la compagnia, ma anche per godere l’accompagnamento dei giovani vicari parrocchiali, sotto la bonaria vigilanza dell’Arciprete. Don Roberto, appassionato di calcio, manifestava già quel carattere dominante, attivo, talvolta focoso, che lo avrebbe caratterizzato in seguito. Anche negli anni della successiva formazione ebbe modo di farsi conoscere come sveglio, capace e intraprendente, dotato di allegria e di ironia critica. Gran ragionatore e gran giocatore di carte, aveva anche il dono della recitazione, tanto che in Seminario fece parte di una particolare “Compagnia” che nei primi anni ’70 si propose alle parrocchie con delle serate dove si mescolavano momenti di formazione e di sano divertimento a base di musica, poesia e commedia.

L’ordinazione presbiterale arrivò il 14 giugno 1975, l’anno successivo a quello della classe di appartenenza. Nell’omelia della prima messa ebbe a dire:

«L’essere prete, oggi, è dono suo: è il capolavoro del suo amore, gratuito e infinito. Il poter raccogliere nelle mie povere mani e il poter offrire al Padre in nome di Cristo tutto il nostro mondo d’oggi, il nostro gusto per le cose, le nostre conquiste, le nostre gioie e amarezze, le nostre speranze e paure, il nostro agitarsi, il nostro languire, il poco godere e il lungo faticare, il piangere infinito dell’uomo, è dono suo, un dono che non cesserà mai di stupirmi».

Da subito don Roberto fu inviato come cooperatore a Cittadella, mentre nell’autunno 1979 lo divenne di Asiago (successivamente si sarebbe unito a lui anche il paesano don Lino Prearo). Ad Asiago, oltre agli impegni del patronato e del cinema, don Roberto gestiva l’emittente radiofonica Radio Comunità Cristiana Asiago, verso la quale profuse energie e intelligenza, trattandosi di uno strumento di promozione culturale e spirituale.

Nell’ottobre 1988 entrò come parroco nella nuova destinazione di Caltana. Prese subito l’abitudine di visitare regolarmente le famiglie, introdusse i nuovi strumenti elettronici a servizio dell’anagrafe e della vita pastorale, volle la radio per giungere nelle case e agli ammalati con la celebrazione festiva, diede vita agli Organismi parrocchiali. Fedele agli impegni della preghiera e del ministero, sempre presente in parrocchia, curò la catechesi, i sacramenti e la predicazione in modo puntuale ed esigente, coltivando comunque relazioni aperte e spontanee.

Nel settembre 1999 fu chiamato come parroco a Sant’Andrea di Campodarsego. Per la comunità è stato un parroco attento, schietto nelle relazioni, quantunque introverso e riservato. Sollecitò la comunità a prendersi cura della Scuola dell’infanzia e amava stare con gli stessi bambini che frequentava tutti i giorni, ricevendone l’affetto anche una volta cresciuti. Amava molto la chiesa, che durante il suo ministero vide la realizzazione del nuovo altare maggiore e la sistemazione interna. Era un sacerdote colto, tanto che era motivo di piacere confrontarsi sui temi della storia, della politica e dell’economia. Allo stesso tempo era generoso con le famiglie in difficoltà, spesso aiutate in silenzio e senza clamore. Curava con fantasia la catechesi, animava le liturgie con il canto (e il suono della pianola), stimolando catechisti e accompagnatori dei genitori ad essere «audaci e creativi», come ripeteva spesso. Desiderava una comunità che sapesse camminare con le proprie gambe: «Fra poco non avrete più il parroco», era solito dire in consiglio pastorale spronando i laici a riscoprire in pienezza i loro ministeri. Amava l’amicizia, lo stare assieme gioioso e sollecitava l’organizzazione di momenti conviviali in cui la comunità potesse ritrovarsi. Aveva un fedele gruppo di generosi volontari che lo sostenevano in tutte le sue iniziative, sia pratiche che spirituali.

Negli ultimi anni le condizioni di salute lo avevano portato a rallentare nell’impegno e nelle iniziative. Nel difficile periodo del lockdown era riuscito a restare vicino alla comunità scoprendo nuove forme di condivisione attraverso il web, come il rosario serale nel mese di maggio, la processione itinerante della statua di Maria o la messa di Pasqua 2020 con le foto delle famiglie sui banchi della chiesa, per sentirsi meno solo.

Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio mercoledì 11 maggio 2022, alle ore 15, nella parrocchia di Sant’Andrea di Campodarsego. Dopo la celebrazione, la salma di don Roberto sarà tumulata nel cimitero di Noventa Padovana, accanto ai genitori.

«Pregate ed esigete che i vostri preti siano profeti, della cui bocca e del cui cuore Dio possa sempre usare per essere Lui uomo tra gli uomini. Pregate ed esigete che i vostri preti siano santi e santificatori, delle cui mani Dio possa sempre usare per dispensare la sua grazia e i doni del suo Spirito. Pregate ed esigete che i vostri preti siano uomini di fede, di speranza e d’amore: che sappiano soffrire e si stimino fortunati quando subiscono prove di ogni genere a causa di Cristo. Pregate ed esigete che i vostri preti siano testimoni semplici e gioiosi del nostro Dio che, a forza di meravigliarci, finisce col farsi chiamare Padre». (Noventa Padovana, 15 giugno 1975, ore 2 di notte)