Messa crismale del vescovo Antonio

1.           «Gesù Cristo ha fatto di noi un regno
e ci ha costituiti sacerdoti per il suo Dio e Padre;
a Lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen» (Ap 1,6).
                                                                                                                                    
Queste parole dell'Antifona di ingresso alla Santa Messa del Crisma, danno il senso e il tono della nostra Celebrazione. Ci mettono davanti a Gesù Cristo e ci rendono consapevoli della grazia e della dignità sacerdotale che abbiamo da Lui ricevuto e che intendiamo ravvivare in questa Liturgia.
Saluto con sincero affetto e gioia nel Signore tutti voi, carissimi fratelli presbiteri, diaconi, persone consacrate nella sequela radicale di Cristo, fedeli laici e, con grande cordialità, voi catecumeni che, nella Veglia pasquale, riceverete i sacramenti dell'Iniziazione Cristiana. Nel partecipare a questa Assemblea liturgica, che ci unisce nella stessa fede e nella stessa comunione con il Signore, rinnoviamo la consapevolezza di formare l'unica Chiesa del Signore, popolo di Dio, popolo sacerdotale, regale, profetico.
Al centro della nostra Assemblea sta il Signore Gesù. A Lui volgiamo il nostro sguardo e il nostro cuore. In questa Liturgia lo contempliamo come `Cristo' vale a dire, secondo quello che tale nome significa, come Colui che è stato consacrato con l'unzione dello Spirito Santo (cf. Is 61,1; Lc 4,18) per il compimento del suo ministero di Messia e Salvatore dell'umanità.
Il brano dell'Apocalisse – proclamato nella Il Lettura (Ap 1,5-8) – ci ha rivelato il movente, l'essenza dell'opera salvifica compiuta da Cristo a nostro riguardo: è «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati […] ha fatto di noi un regno, sacerdoti» (Ap 1,5s.).
“Colui che ci ama”. San Giovanni – nel Vangelo che sentiremo proclamare questa sera nella Santa Messa “In Cena Domini”, Gv 13,1-15 – ci svela che è l'amore immenso, senza limiti di Gesù per noi la spiegazione profonda della sua passione, morte e risurrezione: «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Siamo noi, ora, i ‘suoi'. L'amore di Cristo ci avvolge in questa celebrazione; lasciamolo penetrare nel nostro cuore in modo che ravvivi quell'unzione che abbiamo ricevuto nel Battesimo e nella Cresima e, noi presbiteri, diaconi e vescovo, nel sacramento dell'Ordinazione. Impegniamoci a corrispondere all’amore di Cristo spinto fino al sacrificio della sua vita per noi. All’amore si risponde con l’amore.
L'amore di Cristo, liberandoci dal peccato, ci ha costituiti come popolo sacerdotale, rendendoci partecipi della sua unzione attraverso i sacramenti. Gli oli dei Catecumeni e del Crisma, che saranno benedetti insieme a quello degli Infermi e serviranno per celebrare i sacramenti nel corso dell'anno, ci fanno comprendere che la Chiesa è costituita mediante la partecipazione dei credenti all'unzione di Gesù con l'effusione dello Spirito Santo.
Prendiamo coscienza che la Chiesa, in analogia con la Persona del Verbo Incarnato, è una realtà umano-divina, una realtà sacramentale.
Nei sacramenti è sempre lo Spirito Santo che agisce per rendere efficace la Parola. Quello che non dobbiamo trascurare è che anche nella vita e nell’attività ordinaria pastorale della Chiesa, nella nostra vita di battezzati e membri della Chiesa, agisce l’influsso forte e soave dello Spirito Santo, Fuoco divino di amore che purifica, rinnova, santifica, ringiovanisce.
L’unzione dello Spirito Santo è forza divina, è grazia trasformante che impregna la nostra persona di luce, di sapienza, di bellezza, di forza, di amore. Spetta a noi coltivare e sviluppare l’unzione dello Spirito, ascoltando quello che lo Spirito dice alla Chiesa oggi (cf. Ap 2,7), con l’impegno di preghiera, di esercizio delle virtù cristiane, specialmente della carità, con la testimonianza di una vita che spanda nel mondo “il buon profumo di Cristo” (2Cor 2,15). Facciamo in modo che mai venga a mancare nelle nostre lucerne l’olio che illumina e riscalda.
La nostra Chiesa diocesana si allieterà nella Veglia pasquale con la nascita dal fonte battesimale di 50 nuovi figli. È un dono dello Spirito che riceviamo con profonda riconoscenza. Rappresenta per tutti noi uno stimolo e una provocazione. Anzitutto, a renderci più consapevoli della dignità altissima conferitaci dal Battesimo e dell'unzione permanente dello Spirito ricevuta nella Cresima e, quindi, della nostra identità cristiana, una identità che deve essere chiara senza essere difensiva o polemica, ma serena e mite nella consapevolezza della grazia immensa di essere di Cristo e di far parte della Chiesa.
 
2. In seno al popolo di Dio e per il suo servizio, il Signore ha chiamato e scelto con affetto di predilezione alcuni fratelli i quali, unti con il Crisma e quindi con l’effusione dello Spirito Santo nel sacramento dell'Ordine, ricevono la potestà di rappresentare Cristo e di agire in nome di Cristo, Capo e Pastore della Chiesa. Sono il vescovo e i suoi più intimicollaboratori: presbiteri e diaconi. Essi non hanno una potestà e autorità autonoma rispetto a Cristo, ma richiamano la Chiesa a Cristo, Capo e Pastore e dispensano i beni della salvezza che provengono da Cristo.
Vorrei, anzitutto, ringraziare sentitamente tutti voi, carissimi fratelli presbiteri e diaconi per il ministero che svolgete con ammirevole impegno e, a volte, con tanta fatica, in situazioni divenute complesse e difficili.
Abbiate fiducia e coraggio, affidandovi all'unzione che avete ricevuto, cioè all'effusione dello Spirito Santo che non vi manca mai, così che il vostro ministero non sia un ministero della “lettera”, alla stregua di funzionari, ma il ministero dello “Spirito” (cf. 2Cor 3,8).                                                                                                   ,
Tra poco, voi presbiteri rinnoverete le promesse sacerdotali. Queste promesse sono fondate e giustificate dalla grandezza della dignità del sacerdozio che avete ricevuto e dalle esigenze di vita che comporta. Il cuore di queste promesse è l’amore sincero a Cristo e alle anime nel dono di sé.
Vorrei esortarvi in questo Giovedì Santo con le parole di San Paolo a «ravvivare il dono di Dio» (2Tm 1,6) che è in voi, inerente alla vostra stessa persona come una sorgente inesauribile.
Ravvivate l'unzione dello Spirito Santo perché come olio penetrante e come balsamo, come “olio di letizia” (Sal 45(44),8), preservi il vostro cuore dall’indurimento e dall’aridità, lo riempia invece della forza e della dolcezza del suo amore, e vi renda capaci di servire i fratelli con l’amore del buon Pastore che offre la vita per le sue pecorelle (cf. Gv 10,11).
Vorrei dirvi con le parole dell’apostolo Paolo: «Vigilate e abbiate cura di voi stessi» (At 20,28), non lasciatevi travolgere dal fare, ma abbiate la saggezza di dare il tempo necessario alla preghiera personale e all’intimità con il Signore, all’ascolto assiduo della Sua Parola, a conservare puro e ardente il vostro cuore con il sacramento della penitenza. È così che il vostro ministero sarà fecondo e sarete collaboratori efficaci del Signore per donare i beni della salvezza eterna, e portare consolazione, fiducia e speranza là dove mancano.
La grazia dell’Ordinazione ci ha resi presbiteri non da soli e isolati, ma nella comunione dell’unico presbiterio e nella condivisione della missione della Chiesa.
L’unzione dello Spirito Santo conduce quindi alla comunione fraterna, a condividere gioie e fatiche dell’apostolato, a stimarci a vicenda, a promuovere la collaborazione tra parrocchie.
La situazione ecclesiale e socio-culturale del nostro tempo richiede presbiteri che siano guide sagge e autorevoli, meritevoli di fiducia, accoglienti, guide illuminate che non perdono di vista l’essenziale, e cioè orientino all’incontro con Cristo.
Teniamo presente la scelta messianica che Gesù, sotto l’azione dello Spirito Santo ha compiuto. È stata quella del ‘Servo sofferente’, cioè della povertà, dell’umiltà, della rinuncia al potere mondano, al successo, la scelta non di dominare ma di servire fino al sacrificio di sé.
Guardando a questa scelta, possiamo incorrere in due rischi: il primo è che, cedendo alle tentazioni che Cristo ha rifiutato, cerchiamo la nostra gloria, coltiviamo la nostra immagine, ci proponiamo il successo con mezzi mondani.
La seconda tentazione, quando seguiamo la via messianica scelta da Cristo, è quella dello scoraggiamento, della frustrazione e della delusione, constatando che la scelta evangelica di Cristo non è compresa e che i mezzi che ci ha dato, la Parola del Vangelo, i sacramenti, l’azione pastorale producono scarso successo.
Vorrei esortarvi a chiedere con la preghiera allo Spirito Santo, in questa Settimana Santa, la sapienza della Croce contemplando il Crocifisso: è una sapienza resistente contro ogni tentazione di sfiducia.
La Croce non è la sconfitta ma la vittoria di Cristo, la vittoria dell’amore infinito di Dio su tutto il male del mondo. È questa la nostra forza, la nostra speranza.
Attingiamo dall’amore di Dio con fiducia incrollabile il fervore dello Spirito, per affrontare tutti insieme il compito della nuova evangelizzazione e del rinnovo dell’impianto di Iniziazione cristiana. Per questo grande compito sono convocate prossimamente a Convegno ad Aquileia le 15 Diocesi del Triveneto. È un segno di speranza per la Chiesa e per la società.
Preghiamo affinché lo Spirito Santo apra nuove vie all’annuncio del Vangelo e faccia fiorire una nuova primavera di fede.
 
 + Antonio Mattiazzo
Vescovo di Padova