Profughi a Padova

Dei 243 profughi provenienti dalla Libia (ma tutti originari di altri paesi africani) attualmente destinati alla Provincia di Padova, 38 sono stati accolti da realtà parrocchiali grazie all’accordo siglato lo scorso giugno tra Caritas diocesana di Padova e Confcooperative Federsolidarietà Padova. L’accordo si pone nell’ottica di contribuire a dare una risposta umana e civile all’accoglienza dei profughi inviati dalle Prefetture, attraverso la formula dell’accoglienza diffusa, di piccoli gruppi, sostenuta da un progetto di accompagnamento e di progressivo inserimento nelle comunità. Caritas Padova si è impegnata a individuare, attraverso parrocchie e ad enti religiosi, i luoghi per accogliere i profughi (dagli appartamenti alle ex canoniche), e a sensibilizzare il territorio per un volontariato che sappia creare un clima positivo. Federsolidarietà, in accordo con le parrocchie, individua invece la cooperativa sociale deputata alla gestione dei profughi con cui le parrocchie titolari degli immobili stipulano una convenzione; la convenzione prevede anche un contributo economico per l’utilizzo dei locali (luce, acqua e gas e piccolo affitto), che saranno restituiti in ordine al termine della convenzione.
 
A poco più di due mesi dall’avvio dell’esperienza Caritas Padova e Confcooperative Federsolidarietà Padova hanno presentato in conferenza stampa l’esperienza e del materiale informativo che verrà distribuito nel territorio, soprattutto attraverso le comunità cristiane, le cooperative sociali e gli uffici pastorali. È importante, infatti, «mantenere viva e continuare a sollecitare l’attenzione nell’ottica di fare in modo che l’integrazione diventi cultura» ha sottolineato don Luca Facco, direttore di Caritas diocesana di Padova. Il depliant spiega brevemente la situazione internazionale che ha determinato questa nuova “forma” di migrazione e chiarisce la procedura attivata a livello italiano e poi nel locale. E se non evita di evidenziare i nodi problematici o le perplessità legate a un futuro ancora non chiaro, ribadisce la grande opportunità che questa emergenza ha offerto di dare concretezza a parole come accoglienza, ospitalità e accompagnamento.
Toccanti sono anche le storie che arrivano non solo dai profughi (giovani dai 25 ai 35 anni che allo stato attuale in quanto richiedenti asilo in gran parte ancora in attesa del colloquio con la commissione regionale, possono solo svolgere attività socialmente utili) ma anche da quanti hanno aperto le porte e accolto. C’è don Francesco Milan, parroco di Fossaragna, che racconta di una comunità stretta come una famiglia attorno a quattro ragazzi provenienti dal Ghana e coinvolti anche nelle attività della festa patronale dell’Assunta; c’è poi don Daniele Marangon dell’unità pastorale di Agna Borgoforte Frapiero Prejon che ricorda il coinvolgimento previo dei consigli pastorali parrocchiali e l’attivazione di nuove forze giovani attorno a questa situazione, ma soprattutto sottolinea l’arricchimento nato dall’aver vissuto concretamente l’accoglienza: «di questi giovani diventiamo padri, madri, fratelli e sorelle». L’accoglienza infatti riguarda piccoli gruppi che sono stati ospitati in locali messi a disposizione dalle parrocchie o anche da privati cittadini.
Gli aneddoti non mancano, come ricorda Francesco Griffante della cooperativa Nuovo Villaggio: «nel primo gruppo che abbiamo gestito c’erano cinque persone di tre lingue diverse (inglese, francese e arabo) per cui era già complesso attivare un dialogo tra i ragazzi stessi, e soprattutto trovare un mediatore arabo, ora è proprio il giovane che parla arabo quello che fa i maggiori progressi con la lingua italiana!».
 
Ma l’accoglienza è solo all’inizio e c’è da pensare a nuovi alloggi – sollecitando le realtà locali – e al futuro auspicando che al più presto si sappia cosa accadrà dopo i sei mesi di accoglienza previsti.
 
E non dimenticando che molte di queste storie originano dalla carestia che sta investendo il Corno d’Africa, durante la conferenza stampa è stato ricordato che domenica 18 settembre in tutta Italia è stata lanciata una colletta nazionale per la raccolta fondi per gli interventi umanitari sostenuti da Caritas italiana in quei paesi.