Messaggio alla Chiesa diocesana

MESSAGGIO ALLA CHIESA DIOCESANA

Il Centro Missionario Diocesano con gli animatori della pastorale missionaria di Padova, riuniti per l’assemblea diocesana missionaria in cui si è ricordato don Ruggero Ruvoletto, ringraziando il Signore per il dono della sua vita e del suo impegno, contraddistinto sempre da grande disponibilità, entusiasmo, passione e generosità, esprimono coralmente e con viva fraternità la vicinanza alle sorelle Giuliana, Rosanna, Vilma, Luisa e ai familiari tutti, e solidarietà a tutti i missionari religiosi, laici, fidei donum della Chiesa padovana che operano nel mondo per annunciare il Vangelo, a servizio degli ultimi.
 
L’esperienza di fede di don Ruggero, giunta fino al dono totale della vita, è testimonianza reale di quel “vangelo senza confini” su cui proprio quest’anno invita a riflettere l’Ottobre missionario.

Don Ruggero è testimone e martire di questo proclamare il vangelo ai confini del mondo, senza confini di sorta. E sono proprio le parole, giunte in queste ore, di don Attilio De Battisti, successore di don Ruvoletto al Centro Missionario e ora fidei donum in Thailandia, ad esprimere il senso e il significato di tale sacrificio che tanto sconcerto e dolore sta provocando nella nostra comunità diocesana:

«La sua morte violenta è la prova che la strada è quella giusta.
Dove la chiesa non è forte: quello è il suo luogo.
Dove la chiesa si esprime nel servizio accogliente, in semplicità: quello è seguire Cristo.
Dove la chiesa vive sconcerto, sorpresa, paura e si affida unicamente a Dio: quello è il Regno di Dio.
Dove solo pronunciare parole di bene e di amore è rivoluzione: quello è il solco del seme fecondo.
Dove la chiesa si fa domande audaci e cerca risposte in Dio: quello è il suo mandato.
Dove si sprecano le energie e le vite senza ritorni di immagine: quello è diritto dei credenti.
Dove si interrompono i piani umani: sicuramente cominciano piani divini.
(…)

Ora la chiesa padovana e quella brasiliana è più ricca, più feconda, più “vittoriosa” perché più simile al suo Signore».

A tutti noi ora l’impegno di prenderne il testimone e di vivere nel quotidiano il Vangelo, certi che dal seme dei martiri nascono fecondità per la nostra Chiesa e in questo riponiamo la nostra speranza.